Giordania Zoom

Marwan Muasher: manca una rilettura del terrorismo nella regione

Marwan Muasher

Di Mona Alami. Asharq al-Awsat (15/03/2015). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.

Con l’intensificarsi della crisi in Medio Oriente e la situazione siriana in un vicolo cieco, cresce l’influenza iraniana in Iraq e nei paesi del Levante. Ma qual è il ruolo della Giordania in questa equazione politica? Il dottor Marwan Muasher, vice presidente del Carnegie Endowment for International Peace, ex Ministro degli Esteri (2002-2004) e vice Primo Ministro (2004-2005) giordano, ha risposto ad alcune domande sulla Giordania e su ciò che dovrebbe essere fatto per uscire da questo ciclo di violenze.

Qual è davvero la posizione della Giordania rispetto alla crisi siriana?

La Giordania, con una soluzione politica in Siria vorrebbe assicurare un transizione verso un sistema che rappresenta tutti i segmenti della società, ma allo stesso tempo si oppone alla presenza di gruppi estremisti come Daesh (ISIS), infatti la Giordania fa parte della coalizione internazionale contro Daesh.

Come guarda alla situazione siriana e alle nuove iniziative Russe?

La situazione attuale non fa presagire la possibilità di una soluzione politica. Innanzitutto perché Bashar al-Assad ritiene di potere raccogliere vittorie e il suo regime è ancora presente su tutto il territorio nazionale, anche se non in termini di esercizio dell’autorità. In secondo luogo perché l’opposizione siriana moderata è debole e frammentata, mentre i gruppi estremisti come Daesh e Al-Nusra sono violenti. Ci sono poi i fattori esterni, come l’interferenza e il sostegno di Iran e Russia.

Il ruolo dell’Iran in Siria continua a crescere nonostante le sanzioni e il calo del prezzo del petrolio. Come lo spiega?

Attualmente l’Iran soffre il peso delle sanzioni economiche che hanno portato a ridurre la produzione a meno di un milione di barili al giorno, non ho alcun dubbio sul fatto che in questo modo l’Iran non potrà resistere a lungo. Quindi, nel lungo termine il sostegno al regime siriano potrebbe risentirne, ma credo che la politica rispetto alla Siria rimarrà invariata almeno per il prossimo anno.

Come vede l’espansione del ruolo dell’Iran nella regione? Che impatto avranno i negoziati sul nucleare?

È chiaro che l’influenza iraniana è più forte soprattutto in Siria, Iraq, Libano e Yemen. Secondo alcuni l’accordo tra Iran e Stati Uniti potrebbe tradursi in un’espansione dell’influenza di Teheran sulla regione. Ma non penso che ciò avverrà sul terreno. A ciò si aggiunga che le redini regionali sono in mano alla Guardia Rivoluzionaria che rappresentano una corrente meno moderata rispetto al presidente Rohani e al ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif. A mio avviso, quindi, almeno per il momento e in assenza di un accordo o di una soluzione a livello del Mashreq arabo, la questione nucleare non può essere legata al tema regionale.

Pensa che l’opposizione siriana deciderà di unire i propri sforzi?

Lo spero, ma finora ci sono state differenze personali ed ideologiche che hanno impedito una vera unione. L’opposizione moderata siriana è oggi ancora più debole che all’inizio, deve pertanto rivedere la propria politica. Serve un nuovo piano che le permetta di parlare con una sola voce, cosa necessaria per disegnare in futuro una Siria partecipativa che dia diritti a tutti i gruppi di siriani.

Come spiega le politiche del presidente Barak Obama rispetto alla questione siriana?

Il Fronte al-Nusra e Daesh non minacciano solo gli interessi regionali degli americani. E non dimentichiamo che Obama è stato eletto sulla base della promessa di ritirarsi dall’Iraq. Allora perché la situazione siriana sarebbe diversa? Attualmente la politica degli Stati Uniti è volta a gestire la crisi siriana col minor danno possibile. A ciò si aggiunga che Obama non percepisce contrarietà nell’opinione pubblica rispetto alla sua scelta politica.

Come ha inciso uccisione del pilota Muath al-Kasasbeh sulla situazione politica in Giordania?

L’uccisione di al-Kasasbeh ha generato grande solidarietà nel Paese. Prima dell’incidente in molti erano scettici sulla partecipazione della Giordania alla coalizione internazionale; dopo il numero dei dubbiosi è calato.

Occorre riconsiderare molti aspetti sia interni che regionali, come la politica educativa, religiosa ed economica. Daesh non è nato dal nulla, ma dal cuore di questa regione, per cui non basta dire che non rappresenta l’Islam perché non è venuto dal nulla. Non basta una soluzione militare, la soluzione vera ed efficace dovrebbe essere una revisione, una rilettura lunga e profonda che ancora non c’è stata.

Mona Alami, giornalista franco-libanese, che scrive di questioni politiche ed economiche riguardanti il mondo arabo.

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