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Marocco: sesso, bugie e falsi devoti

Bandiera del Marocco

Di Leila Slimani. Jeune Afrique (12/09/2016). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

Come non gioire nel vedere impostori smascherati e i predicatori di lezioni di vita razzolare male, dandosi la zappa sui piedi?

La farsa è ancora più grottesca, dato che i due amanti hanno sempre professato di voler combattere il vizio e la depravazione. La barba pettinata, il velo ordinato, sono di quelli che infondono nella società marocchina un puritanesimo morboso, che sbottano contro la fornicazione, l’omosessualità, lottando contro le libertà delle donne o dei festival di musica.

marocco MUR adulterio
Fatima Nejjar e Moulay Omar Ben Hamad

Come capita spesso con i devoti, il sesso li ossessiona e, con la faccia tosta di chi non ha mai peccato, minacciano i volgari con l’inferno, alimentando così la misoginia e l’odio. Il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (PJD) ha fatto della virtù il suo punto forte. Ma i recenti scandali che vedono protagonisti alcuni responsabili del partito dimostrano che gli islamisti sono uomini come altri e che la società ideale che essi predicano – dove non esistono né desiderio né peccato – non è che un voto pio. Chi vuol fare l’angelo, fa la bestia…

Tuttavia, dietro la farsa, si cela una tragedia, perché quello che hanno vissuto Nejjar e Ben Hamad lo vivono tutti i giorni decine di marocchini nell’indifferenza generale. Quanti giovani si nascondono per trovare un momento di intimità? Quanti amanti clandestini sono stati umiliati dalla polizia in virtù dell’art. 490 del Codice penale che punisce i colpevoli di avere rapporti extra-coniugali con detenzione da un mese a un anno?

Ben Hamad e Nejjar lo sanno bene, ma come tutta la società marocchina, si crogiolano nell’ipocrisia e nella menzogna. In un paese in cui l’età media per il matrimonio è 28 anni, dove le donne sono in numero maggiore e lavorano di più, le relazioni sessuali extra-coniugali si sono generalizzate.

Tutti lo sanno e tutti girano lo sguardo. Mustapha Ramid, ministro della Giustizia, ha anche teorizzato questa ipocrisia: “Se le relazioni sessuali fuori dal matrimonio vengono legalizzate, io mi dimetto. Tuttavia, non inizieremo ad entrare nelle case dove vive una coppia. Se i vicini si lamentano perché una coppia non sposata li disturba, non potrà mai essere incriminata”. Ecco un riassunto di ciò che pensano gli islamisti. Per loro, come per il Tartuffo di Molière, “peccare in silenzio è non peccare affatto”. si tratta solo di non farsi beccare.

Oggi, però, l’ingiunzione alla discrezione non è più sufficiente per mantenere la pace sociale. I rari e coraggiosi militanti che lottano contro questa cultura istituzionalizzata della menzogna non devono smettere di mostrare quanto essa produca violenza e frustrazione. La sessualità concentra in sé tutte le contraddizioni e tutte le diseguaglianze che minano il Marocco. Vietata, repressa, essa è lo spazio all’interno del quale possono agire l’arbitrarietà dello Stato, la vendetta personale e la pressione islamista.

Sotto il governo Bnkirane, si è parlato parecchio di sesso, da Jennifer Lopez a Lubna Abidar, dalle ragazze in minigonna agli omosessuali linciati. La società marocchina ha rivelato la profonda frattura che separa i detentori delle libertà individuali dai difensori di un ordine morale che sono incapaci di applicare persino a loro stessi.

Leila Slimani è una giornalista e scrittrice franco-marocchina.

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