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Il mancato golpe in Turchia e le sue ripercussioni

Erdoğan turchia
Erdoğan turchia

Di Abdulrahman al-Rashed. Asharq al-Awsat (17/07/2016). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

Negli ultimi 60 anni, ci sono stati ben 457 tentativi di golpe nel mondo, di cui 230 sono falliti. La maggior parte sono avvenuti in paesi del Terzo Mondo o in paesi con regimi totalitari. La stabilità del regime politico è la differenza tra i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo.

Il recente tentativo di colpo di Stato da parte di una fazione militare in Turchia ha scatenato non poca preoccupazione. Ed è stata una sorpresa, perché qui il regime politico ha fatto già un lungo cammino per consolidare i suoi pilastri. Il tentato golpe può essere visto come una falla nella struttura del regime e nella sicurezza dello Stato. Molti pensano che il colpo sia fallito a causa della mobilitazione contro di esso inscenata nelle strade turche. Questo è in parte vero, ma la ragione principale è l’esercito, la cui maggior parte non ha appoggiato la ribellione. L’esercito turco è così esteso e onnipresente che potrebbe prendere il potere.

Questo golpe mancato ha costituito un’importante prova per la Turchia, che il regime ha passato. Ciononostante, il tentativo preoccupa quanti sono interessati dalla lotta interna al paese. Le ripercussioni di quanto accaduto influenzeranno il futuro di tutto lo Stato. Esso potrebbe accelerare il processo del presidente Erdogan, che vuole trasformare la Turchia in un sistema presidenziale simile a quello vigente negli Stati Uniti.

Ora come mai, dopo essersi salvato dal golpe, la proposta di Erdogan è assai appropriata. Il presidente avrà completa giurisdizione e la pluralità delle presidenze finirà. Questo è un bene. Ma il male sta nel fatto che il tentato colpo di Stato potrebbe aggravare le profonde ferite tra le potenze politiche turche e risultare in atti vendicativi in un momento in cui il paese sta vivendo un momento di estremo pericolo.

La Turchia sta combattendo contemporaneamente diverse guerre: contro i curdi separatisti, che hanno imbracciato le armi e sono sostenuti dall’Iran; contro Daesh (ISIS), le cui operazioni di terrore minacciano il turismo e la stabilità statale. Ci sono poi le continue minacce della guerra in Siria, le dispute nel sud della Turchia e il sabotaggio delle relazioni tra le diverse componenti della società turca.

Non sappiamo che tipo di influenza potrà avere quanto accaduto sulla visione di Erdogan del mondo intorno a lui, soprattutto con riguardo alla Siria. Potrebbe scegliere di concentrarsi sulle minacce interne contro di lui, e quindi riconciliarsi con il regime siriano e con i suoi alleati, Iran e Russia. Se così fosse, il tentato golpe avrebbe mancato l’obiettivo di rovesciare Erdogan, ma riuscirebbe a fargli cambiare politica. Dall’altro lato, potrebbe scegliere di intensificare il confronto con la Siria e potenziare la sua posizione sia a livello regionale che interno.

Abdulrahman al-Rashed è ex caporedattore del quotidiano Asharq al-Awsat e ex direttore generale di Al-Arabiya.

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