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Maliki fuori: la fine di un incubo

Di Abdulrahman al-Rashed. Al-Arabiya (12/08/2014). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

Non si era più visto un tale entusiasmo, tanto in Iraq quanto a livello regionale e internazionale, come quello provocato dalla deposizione di Nuri al-Mailki dalla carica di primo ministro. Sciiti, sunniti, curdi, arabi, americani e persino le Nazioni Unite si sono trovati d’accordo sulla rimozione di Maliki. Il nome di Haidar al-Abdi è improvvisamente diventato il più popolare e famoso dopo aver accettato di sfidare Maliki e rimpiazzarlo come premier.

Al momento, ci sono due Stati provvisori in Iraq: il primo è quello iracheno; il secondo è quello islamico e illegale dell’ISIS. Ci sono, inoltre, due primi ministri in Iraq: il primo è Abadi, che rappresenta i membri della maggioranza parlamentare; il secondo è Maliki, che continua a reclamare la sua legittimità a mandato scaduto.

Abadi godrà di un sostegno senza precedenti a causa della cattiva condotta di Mailki, la quale ha frammentato l’Iraq in zone settarie turbolente, ha portato allo scontro con i curdi e infine ha permesso che i terroristi prendessero il controllo di grandi porzioni del territorio e perpetrassero orrendi massacri. Tutto colpa del governo di Maliki, preoccupato a servire sé stesso e a impegnarsi in battaglie alle spese dello Stato e dell’intero Paese.

Per poter restare al potere, Maliki le ha provate tutte: prima di venire deposto, ha accusato il nuovo presidente di violare la Costituzione; ha cercato di falsificare una dichiarazione a nome della Corte costituzionale; ha riunito tutte le figure marginali del Partito Dawa sostenendo che Abadi non rappresenta il blocco politico, ma che rappresenta solo sé stesso.

Credo che Baghdad vedrà la sua vitalità e la sua vita ordinaria ripristinate. Le delegazioni arabe, iraniane e occidentali visiteranno il Paese e si congratuleranno con il nuovo primo ministro, che rappresenta il consenso iracheno. Vedremo la prima vera unità patriottica, il cui primo dovere consiste nel combattere il terrorismo dell’ISIS e ripristinare i poter che Mailki ha eliminato per governare nei limiti della legittimità costituzionale invece di imbracciare le armi. Abadi dovrà rassicurare i curdi, riconciliare gli arabi sunniti, ripristinare le relazioni con le autorità sciite, aprirsi ai Paesi del Golfo, riattivare il ruolo dell’Iraq e puntare alla ricostruzione del Paese promuovendo il sostentamento di tutti gli iracheni.

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