Di Abeer Mishkhas. Asharq al-Awsat (04/04/2014). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.
Molti artisti del mondo arabo tentano un approccio sincretico con le tendenze internazionali, fondendo le forme artistiche mediorientali con quelle del resto del mondo. Un esempio è il tunisino eL Seed, che mischia i graffiti con la tradizionale arte della calligrafia araba, unendole in modo autentico e sincero.
Come molti giovani artisti della sua generazione, eL Seed va ascolta hip-hop e porta sempre con sé la sua vernice spray, pronto a trasformare qualsiasi edificio in una tela che possa trasmettere la sua visione artistica a un pubblico più vasto. È proprio su questa idea che si basa il suo nuovo libro, dal titolo “Missing Walls: A Journey through Tunisia’s Calligraffiti”, da lui lanciato in occasione della Art Dubai 2014.
L’arte dei “calligraffiti” non è affatto una novità. Questa forma artistica si è diffusa negli anni 80 ad Amsterdam e Los Angeles grazie ad artisti come Niels Meulmna e Jeffrey Deith: essa mischiava la calligrafia europea tradizionale, come quella dei manoscritti medioevali, con la moderna arte dei graffiti. Nel 1984, Deitch (che non a caso firma la prefazione del libro del graffitista tunisino) organizza una mostra al Museo di Arte Contemporanea di Los Angeles dal titolo “Calligraffiti”. Lo scorso settembre, ha riproposto lo stesso evento, stavolta includendo opere di artisti provenienti dal mondo arabo, come Shirin Neshat, Hossein Zenderoud e, ovviamente, eL Seed.
Nel libro, eL Seed racconta il viaggio realizzato nel suo Paese la scorsa estate: “Per un mese intero, ho viaggiato per la Tunisia, da Nord a Sud. A ogni sosta, parlavo con la gente e ascoltavo le storie delle loro vite. Per ogni storia ho trovato un soggetto per un nuovo graffito da poter realizzare in quel posto. Il messaggio [dell’opera] arriva dal dialogo con le persone”. Durante il suo viaggio, eL Seed ha visitato 17 tra cittadine e villaggi e si è lasciato alle spalle 24 graffiti: “Era importante lasciare i miei lavori alle persone, dato che non se ne vedono molti”, ha detto.
Uno dei temi preferiti di eL Seed è quello della cultura arabo-islamica. È critico con gli arabi che non riescono a essere orgogliosi della loro cultura e che voglio ignorarla. Il graffitista porta l’esempio della città di Tataouine, location resa celebre per le riprese del film “Guerre Stellari” di George Lucas: “Quello che è veramente strano è che le guide turistiche raccomandano sempre di visitare il set di “Guerre Stellari”, come se fosse una pietra miliare della cultura tunisina […] quando invece possediamo una storia vecchia di 3000 anni. Non capisco”. Durante il suo viaggio, eL Seed ha deciso di fermarsi quindi a Tataouine: lì, parlando con uno del posto, ha chiesto il permesso per disegnare su uno dei muri della città: “Ha accettato. Ho scritto la frase ‘Non sarò mai tuo figlio’, presa da “Guerre Stellari” […] Il messaggio del graffito era ‘Tu non fai parte della mia cultura e del mio patrimonio'”. Il graffito di eL Seed per George Lucas è stato in seguito rimosso.
Parlando del messaggio che vuole trasmettere ai giovani arabi, eL Seed ha dichiarato: “Cerco di incoraggiare i giovani a scoprire ciò che li distingue dagli altri, poiché non dovremmo limitarci ad imitare e copiare l’arte che viene da fuori. […] Per questo incoraggio i giovani artisti a usare la lingua araba nei loro graffiti. Trovo senza senso che un ragazzo del Kuwait scriva in un’altra lingua, perché dovrebbe essere orgoglioso della sua propria lingua e cultura”.
Tra i tanti viaggi, eL Seed sembra aver lasciato uno dei suoi disegni in numerosi posti diversi. Ma c’è un posto che non ha ancora visitato dove sogna di poter disegnare?: “Il mio prossimo progetto sarà in città diverse – Istanbul, Damasco – ma il posto più lontano dove sogno di disegnare è la luna”.