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L’occidente vuole davvero farla finita con Daish?

Di Zine Cherfaoui, El Watan (24/09/2014), Traduzione e sintesi di Chiara Cartia.
Le guerre non impediscono il business. Anche tra nemici. Nel caso dell’Iraq sembra anzi che i canali commerciali tra alcune capitali occidentali e Daish si siano rinforzati nei giorni scorsi. La ragione non è difficile da indovinare. Daish controlla attualmente 11 campi petroliferi nel nord dell’Iraq e nella regione di Raqqa, in Siria.
Lo Stato islamico commercializza il suo petrolio tra i 25 e i 50 dollari al barile tramite reti di contrabbando radicate in Giordania, Turchia e Kurdistan. Alcuni specialisti non escludono l’idea che una parte di questo petrolio venga direttamente spedito verso Stati Uniti e Europa, il che spiegherebbe la diminuzione del prezzo del petrolio la scorsa settimana sul mercato mondiale.
Non è escluso inoltre che alcuni paesi, conosciuti per aver dato il loro sostegno militare a gruppi estremisti e terroristi  non lo facciano tutt’ora.
Riguardo i rifornimenti di armi ai curdi invece, l’ambasciatrice europea in Iraq ha affermato che è impossibile verificare se i veri destinatari siano stati i Peshmerga o delle “organizzazioni terroriste curde”.
Tutti questi elementi permettono di capire meglio la ragione per cui la guerra contro questo gruppo jihadista sia così inefficace. C’è davvero una volontà di farla finita con Daish?