Iran Mille e una pagina

“L’ironia fa digerire la pillola amara”: intervista a Mana Neyestani

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Mana Neyestani
Dal blog Mille e una pagina di Claudia Negrini

Ferrara è la città dei miei genitori, quindi ci sono andata spesso a trovare parenti. È divertente tornarci per lavoro e girare per quelle strade così familiari con obbiettivi completamente diversi. Durante il Festival di Internazionale ho avuto il piacere di intervistare Mana Neyestani, un fumettista “politico” iraniano che per un fumetto travisato è stato accusato di aver insultato la comunità Azeri, i turchi che vivono in Iran. Il governo, in seguito alle proteste che questo fumetto a suscitato, ha incarcerato lui e il direttore della rivista per ragazzi su cui il fumetto era stato pubblicato. Mana Neyestani è successivamente riuscito a scappare con la famiglia e ottenere lo status di rifugiato politico in Francia. Ha deciso di raccontare la sua esperienza in un graphic novel intitolato “Una metamorfosi iraniana”, edito da Coconino Press.

Come ti sei avvicinato al disegno, in generale, e ai fumetti, in particolare, e come hai capito che questa poteva essere la tua strada?

In realtà è successo in maniera graduale. Non mi sono svegliato una mattina dicendo: “Ok, sarò un disegnatore di professione!”. Disegno vignette da quando sono bambino, oltre a leggere tanti libri, anche di fumetti. Ho un fratello più grande, anche lui fumettista, che ha 13 anni in più di me e aveva tanti album di fumetti e libri a cui io avevo libero accesso. Io stesso disegnavo, imitavo i fumetti che vedevo e penso di essere stato un ragazzino veramente dotato. In quel momento, negli anni ’80, in Iran, i genitori non vedevano nel disegno una grande possibilità professionale. Preferivano che i loro figli diventassero dottori o ingegneri. Io stesso, ho deciso di diventare un architetto e ingegnere, ma non ho mai praticato queste professioni e sono diventato un fumettista. Mentre studiavo disegnavo già per alcun giornali e riviste come free-lance e piano piano mi sono ritrovato ad essere un fumettista.

Qual è la differenza tra disegnare in Iran e farlo in Europa, in Francia in particolare, dove vivi. Com’è cambiato il tuo lavoro, ma anche il tuo stile?

In realtà sto ancora lavorando su tematiche iraniane, collaboro con alcuni giornali online dissidenti che hanno base fuori dal paese, soprattutto in Europa. Adesso posso criticare il governo iraniano in una maniera più diretta, mentre prima dovevo usare molte metafore e simboli per superare i limiti della censura. Ho ancora qualche problema a riguardo, perché ho imparato ad auto-censurarmi automaticamente. Spesso mi ritrovo a usare gli stessi stratagemmi ora, anche se non è necessario, perché è molto difficile liberarsi di certe abitudini. Un’altra differenza, per esempio, è che ho scritto un libro (“Petit manuel du parfait réfugié politique”, ndr) a proposito dell’ottenimento dello stato di rifugiato, criticando le autorità. Più tardi ho scoperto che le persone che lavorano in questo campo l’hanno letto e ne hanno riso, ma alla fine non è cambiato nulla. In Iran, sfortunatamente le autorità non hanno nessun tipo di senso dell’umorismo, ti mettono in prigione e all fine, non è cambiato niente. Però vedi, alla fine non cambia niente in nessuno dei due casi.

L’ironia è molto presente nelle tue opere. Ritieni che sia un tuo segno distintivo o sia uno strumento necessario per ogni fumettista, in particolare per quelli impegnati politicamente?

mana-neyestani-metamorfosi-iranianaPenso che sia uno strumento necessario per questo mestiere. È necessario perché aiuta il pubblico a digerire argomenti difficili. È come quando devi prendere una medicina amara e la ricopri di zucchero: è più facile da mandare giù. Io uso l’ironia in questo senso: prendo le cose brutte che mi circondano e riesco a processarle e a farle processare ai lettori meglio, specialmente gli aspetti più tragici. L’ironia è molto importante in un Paese come l’Iran, ma non solo lì, ovviamente. La usiamo per incoraggiare le persone a fronteggiare dittatura. Le dittature spendono tantissimo tempo e soldi nel creare una parvenza di grandezza e supremazia e per far credere agli altri che sono invincibili. Quindi l’ironia diventa uno degli strumenti più potenti per far riderete le persone di tutto ciò. Un altro dei compiti dell’ironia è quello di far ridere le persone.

Il tuo libro, “Metamorfosi iraniane” ti ha ha fatto conoscere in tutta Europa, essendo stato tradotto in molte lingue. Hai una percezione di quanto tu sia conosciuto in Iran? Oppure dopo lo scandalo e la tua incarcerazione, il governo ha fatto in modo di cancellarti?

Credo di essere ancora più conosciuto in Iran, soprattutto grazie al lavoro di molti hackers, che riescono a penetrare e a rompere i filtri della censura imposti dal regime. I miei followers sui vari social networks sono per lo più iraniani che vivono in Iran. A volte piace quello che disegno, altre volte sono pro-governativi e mi insultano, ma fa parte del lavoro. A volte sei insultato, altre volte sei ammirato. Io preferisco essere insultato.