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L’Iran e la Turchia non sono un modello per nessuno

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Di Hazim Saghaya. Al-Hayat (12/03/2016). Traduzione e sintesi di Sebastiano Garofalo

Le ultime elezioni iraniane hanno dato ai “riformisti” e ai “moderati” credibilità davanti agli elettori, ma per questa vittoria, all’ex presidente Khatami è stato impedito ogni contatto con i mezzi d’informazione, mentre la notizia del suo arresto non è stata ancora confermata. Cosa più importante, la Guardia Rivoluzionaria ha testato dei missili balistici, assicurando che questo episodio non intaccherà il recente accordo sul programma nucleare iraniano.

La politica di “differenziazione” rispetto agli altri attori della regione mediorientale che l’Iran ha messo in atto ha servito egregiamente gli interessi e l’ideologia della Guardia Rivoluzionaria. Orgogliosi delle loro “peculiarità” e del loro non essere “né orientali né occidentali”, gli iraniani, differenziandosi, sono sempre stati tra i protagonisti del panorama politico mondiale

Dall’altra parte, la Turchia ha sempre avuto in Erdogan e nel suo Partito Giustizia e Sviluppo (AKP) il proprio elemento di differenziazione. Ankara ha sviluppato un “strategia” di estorsione verso il mondo intero, in particolare verso l’Occidente: prima con la minaccia di Daesh (ISIS), poi con quella dei profughi verso l’Europa.

Nel corso dei decenni, la Turchia e l’Iran sono stati considerati un modello per l’intera regione, ma per quanto Teheran e Ankara lo abbiano desiderato, non sono mai stati in grado di esserlo. Entrambi si fondano su un sistema settario e autoritario, e sono fonte di destabilizzazione più che di stabilità nella regione.

Uno dei presupposti per il miglioramento dell’area sta proprio nell’abbattimento del modello iraniano e di quello turco, o almeno il loro logoramento, oltre a un ricambio delle opposizioni, le quali non sono esenti da responsabilità per quanto avvenuto e avviene in Bahrein, Iraq e Siria e in generale nella regione.

Hazim Saghiya è un giornalista critico e commentatore politico libanese.

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