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L’inverno dei rifugiati siriani

Di Fayez Sara. Al-Sharq al-Awsat (11/01/2015). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

La tempesta di neve che ha colpito il Medio Oriente dalla settimana scorsa ha avuto severe ripercussioni in particolare negli accampamenti dei rifugiati in Siria, Turchia, Iraq, Libano e Giordania.

Tale “calamità” climatica ha aggravato maggiormente le dure condizioni di vita a cui essi sono costretti. Le loro tende sono state completamente ricoperte dalla neve e alcune spazzate via dalle forti raffiche di vento, lasciando molti in preda al freddo, privi di acqua, cibo o medicinali. A questo si è accompagnato un vero e proprio isolamento dal resto del mondo, per l’interruzione di rifornimento dell’energia elettrica, di connessione al web o alle reti telefoniche.

La neve è stata anche la causa del ritardo e, per certi versi, dell’assenza di soccorso e di trasferimento di beni di prima necessità. Al contrario, le dure condizioni climatiche sembrano non aver colpito il presidente Assad e la sua famiglia, ritratti a divertirsi all’aperto nei pressi del loro nascondiglio.

Sono stati soprattutto attivisti, volontari e organizzazioni civili e sociali circostanti a collaborare per prestare soccorso e sostegno, più delle Nazioni Unite. Queste ultime, infatti, hanno diminuito gli aiuti alcune settimane fa, a causa, come affermato, delle “condizioni di sicurezza”, soprattutto negli accampamenti del Libano.

Tuttavia, il lavoro di attivisti e volontari ha sostituito l’inefficienza internazionale. Essi si sono serviti di ogni strumento a loro disposizione per assicurare assistenza, rifornimenti, alloggi, cibo, medicine e carburante.

In tale freddo siriano è possibile riportare l’attivismo in tre accampamenti particolari, come esempi specifici di quell’umanità che contraddistingue il popolo siriano. Per primo, l’accampamento dei rifugiati al confine tra la Turchia e la Siria. Qui, un gruppo di attivisti siriani ha trasferito e distribuito provviste ai bisognosi in modo tempestivo ed efficiente. Il secondo riferimento è al Libano, al campo di Arsal, dove i volontari hanno cercato di ricostruire quanto era stato distrutto dalla tempesta. Infine, l’accampamento di Atimah al nord della Siria, o i luoghi assediati a Goutha a sud di Damasco, hanno mobilitato medici volontari a salvare vite umane.

Tale solidarietà siriana, come espressione dello spirito della rivoluzione stessa, deve rafforzarsi non solo in virtù dei cambiamenti climatici, ma soprattutto dinanzi alle future condizioni politiche, militari e di sicurezza.

Fayez Sara, scrittore e giornalista siriano, è membro della Coalizione Nazionale delle Forze della Rivoluzione e dell’Opposizione Siriana.

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