L’innocenza di Mubarak agli occhi della storia

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Di Abdelrahman al-Rashed. Asharq al-Awsat (04/03/2017). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

Dopo la Rivoluzione russa del 1917, lo zar Nicola II fu arrestato e processato per diversi capi di accusa. L’anno successivo, è stato giustiziato dopo u veloce processo per tradimento, omicidio e corruzione. I processi effettuati dopo una rivoluzione hanno sempre una connotazione politica.

Hosni Mubarak è stato il presidente che è rimasto in carica più a lungo in Egitto, coprendo 6 mandati di fila. Nessuno avrebbe immaginato che sarebbe finito umiliato e incarcerato. Ha vinto tutte le elezioni presidenziali con relativa fatica: la legge elettorale ha sempre garantito la sua vittoria, anche dopo l’emendamento delle ultime elezioni di Mubarak, dove tutto è stato pianificato affinché mantenesse il posto.

Tuttavia, nonostante le varie pecche della sua legittimità, Mubarak non è mai stato un tiranno: durante la sua presidenza, tutti i suoi uomini hanno lavorato in bella vista, inclusa l’opposizione dei Fratelli Musulmani, ai quali erano garantiti la rappresentanza parlamentare, mezzi di informazioni e spazio di espressione.

Ahmed Maher, uno dei membri del Movimento 6 Aprile – organizzazione dell’opposizione creata 3 anni prima della rivoluzione di piazza Tahrir – ha dichiarato che il piano della gioventù rivoluzionaria non aveva necessariamente come obiettivo quello di mettere in carcere l’ex presidente Mubarak o di ottenerne la condanna a morte. Quanti hanno partecipato alle rivolte volevano ottenere una vita decente, giustizia, libertà e dignità.

La Corte di Cassazione ha assolto Mubarak dalle accuse di omicidio dei manifestanti. L’avvocato dell’ex presidente ha detto che, negli ultimi tre anni, non state prodotte prove sufficienti per confermare queste accuse. Non credo che l’innocenza sia importante per Mubarak al fine di evitare la pena di morte, dal momento che ha 88 anni e soffre di diverse malattie, già da quando era ancora in carica. Credo, però, che Mubarak sia interessato all’assoluzione per il bene della Storia.

Di fatto, i 6 anni di prigione sono il prezzo pagato dall’ex leader egiziano per la sua testardaggine: durante il suo mandato pluriennale, non ha dato ascolto agli avvertimenti, interni e internazionali, sulla corruzione ed ha marginalizzato l’esercito, che alla fine lo ha sconfitto. Molti si sono convinti, nel tempo, che la rivoluzione del 25 gennaio 2011 non avrebbe avuto successo senza l’approvazione dell’esercito, a differenza di quanto accaduto in Tunisia, Libia, Yemen e Siria, dove la rivolta popolare si è scontrata con tutte le istituzioni e le forze dell’ordine.

Si possono avere opinioni discordanti su Mubarak, ancora per molti anni: alcuni lo accuseranno, altri lo difenderanno. Il fatto che una corte lo assolva non è abbastanza, perché solo chi racconterà la Storia deciderà della sua colpevolezza o innocenza.

Abdulrahman al-Rashed è ex caporedattore del quotidiano Asharq al-Awsat e ex direttore generale di Al-Arabiya.

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