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L’inettitudine dell’Occidente in Siria

Zoom 26 set SiriaEditoriale. The Daily Star Lebanon (26/09/2013). Traduzione di Roberta Papaleo.

Il recente annuncio da parte di 13 gruppi di ribelli, nel quale si dichiarano favorevoli all’instaurazione di uno Stato islamico in Siria, è stato considerato come l’ennesimo fallimento della politica occidentale, e in particolare americana, nei confronti della crisi siriana.

Circa un mese fa, Washington è balzata all’attacco all’indomani dell’uso di armi chimiche vicino Damasco, emanando ultimatum e ottenendo la promessa da parte di Siria e Russia che si sarebbero occupate seriamente dell’arsenale del regime Assad.

Tuttavia, dagli eventi dello scorso agosto, la crisi siriana è degenerata in una serie di sfide per la comunità internazionale e per gli Stati Uniti.

I ribelli hanno lanciato un attacco contro il villaggio cristiano di Maaloula, poco importante a livello militare, ma di cruciale rilevanza in quanto alle modalità con le quali ribelli e opposizione possano creare sostegno per la loro causa.

Poi, nell’area settentrionale e orientale della Siria, si sono verificati diversi scontri tra islamisti radicali e i principali gruppi di ribelli. Inoltre, gli islamisti hanno bersagliato gli attivisti pro-opposizione con una campagna di arresti, segno della crescente influenza di cui il fronte Nusra, l’Iraq e la Grande Siria godono sul campo.

A questo si è aggiunto l’annuncio di alcune fazioni di ribelli che rifiutano la leadership della Coalizione Nazionale e appoggiano l’instaurazione di uno Stato islamico, vanificando le speranze dei molti che hanno sostenuto la causa dei ribelli negli ultimi due anni e mezzo.

La mancanza di leadership sulla crisi siriana da parte di Washington sta portando a disastri come il suddetto annuncio, dal momento che la Casa Bianca è concentrata solo sulle armi chimiche in mano al regime Assad. Quello che sta accadendo in Siria è certamente complicato, ma non qualcosa che va al di là della comprensione umana.

La crisi umanitaria in Siria sta raggiungendo proporzioni sconvolgenti ed il Paese più influente del mondo deve immediatamente agire per placare le acque, senza scuse. Anche la crisi politica dell’opposizione siriana sta raggiungendo livelli allarmanti, a causa dell’incapacità di trovare una soluzione al rompicapo curdo, oltre all’incapacità o alla riluttanza di sostenere i gruppi ribelli principali contro i loro rivali più ostili.

La minaccia degli estremisti è sempre esistita, ma Washington sembra contenta di veder crescere la loro influenza, così come delusione e rabbia crescono tra le fila dei gruppi maggiori che, in quanto a supporto e assistenza, ricevono solo briciole da parte dei presunti sostenitori dell’opposizione.

Se la politica statunitense in Siria viene ridotta all’ossessione delle armi di distruzione di massa, si ripeterà il disastro dell’Iraq, in circostanza diverse, ma con un esito simile e allarmante. Se i politici di Washington non riescono a capire come distribuire gli aiuti ai gruppi che più ne hanno bisogno, allora dovrebbero farsi da parte e lasciare che qualcun’altro si occupi della Siria.

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