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L’incontro russo-arabo al Cairo

L’opinione di Al-Quds al-Arabi (05/03/2012)- Traduzione di Carlotta Caldonazzo

L’incontro previsto per sabato prossimo al Cairo tra i ministri degli esteri dei paesi arabi e il loro omologo russo Serghej Lavrov rappresenta l’inizio di un’impegno diplomatico arabo per cercare una via di uscita che fermi lo spargimento di sangue in Siria.

La Lega Araba ha commesso un grave errore quando ha ignorato le due potenze mondiali non occidentali al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ovvero Russia e Cina, preferendo schierarsi con gli Usa impegnati nel tentativo di far adottare una risoluzione che riporti la crisi siriana sul piano internazionale. I risultati sono stati disastrosi: le due superpotenze hanno opposto il veto due volte per bloccare qualsiasi imposizione di sanzioni economiche alla Siria e per venificare una bozza di risoluzione araba che chiedeva le dimissioni del presidente siriano Bashar al-Assad e il passaggio dei poteri al suo vice Farouq al-Sharaa, che sarebbe rimasto in carica nella fase di transizione preparatoria alle elezioni presidenziali e parlamentari.

Non si sa quale strategia seguiranno i ministri degli esteri arabi con Lavrov, ma con buona probabilità cercheranno di proporre offerte e vantaggi economici e commerciali di proporzioni enormi, difficili da rifiutare, soprattutto se verranno dagli stati del Golfo, che possiedono immense riserve finanziarie e petrolifere.

Gli stati del Golfo avrebbero voluto tenere un incontro con Lavrov oggi, ma sembra che il Cremlino abbia preferito una riunione ampliata in modo da coinvolgere tutti i paesi arabi. La carta forte che questi ultimi potrebbero usare e cercare di convincere il loro interlocutore che non deve sacrificare le sue relazioni con i 21 stati arabi schierandosi con un solo paese, il cui governo è isolato nel mondo arabo e nella comunità internazionale perché accusato di commettere quotidianamente massacri contro il suo popolo che chiede diritti sacrosanti come la libertà, la dignità, e il cambiamento verso la democrazia.

Il governo russo d’altra parte appare più solido e tranquillo in questo momento, una volta liberato del fardello delle elezioni presidenziali, dalle quali il presidente Vladimir Putin è uscito vincitore per la terza volta. Al contempo tuttavia un’opposizione forte, sostenuta dall’Occidente, solleva il dobbio sull’onestà del processo elettorale e chiede che si torni alle urne con la supervisione di ispettori internazionali imparziali. Sotto queste pressioni la Russia potrebbe aver bisogno di amici e tra questi ultimi ci sono i paesi arabi ricchi.

È difficile prevedere l’esito dell’incontro già da ora. L’ultima parola spetta al ministro russo e da questa dipenderà il successo o il fallimento della riunione.

Si può sperare che il ministro degli esteri cinese verrà invitato a un vertice analogo con i ministri degli esteri arabi e che questi ultimi non si limitino a consultare il rappresentante del Cremlino. La Cina è una potenza e ha molti modi di esercitare pressioni sulla Siria, nonostante sia meno influente della Russia.

Russia e Cina dovrebbero assumersi le loro responsabilità per far sì che le spinte verso una soluzione politica sfocino nella fine dei massacri in Siria e nella salvezza del paese dal baratro della guerra civile e settaria, che potrebbe incendiare tutto il mondo arabo.

Il prezzo dell’amicizia che Russia e Cina hanno in piedi con il regime siriano non deve gravare sul popolo di questo paese e sulle sue legittime aspirazioni alla libertà e alla dignità. Al contrario tale amicizia dovrebbe essere un punto di partenza per sostenere queste richieste. Pertanto è necessario esercitare tutte le pressioni possibili su Damasco per fermare quanto prima i suoi metodi securitari sanguinosi e lo spargimento di sangue che sta imponendo al suo popolo. Magari adottando la proposta dei paesi arabi e i punti di cui si compone, soprattutto quelli legati al cessate il fuoco immediato.