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Il Libano di Gebran Bassil contro palestinesi e siriani

Libano Siria Rifugiati
Polemiche contro le dichiarazioni del ministro degli Esteri libanese sulla questione della cittadinanza

L’opinione di Al-Quds. Al-Quds al-Arabi (20/09/2016). Traduzione e sintesi di Laura Formigari.

Il ministro libanese degli Affari Esteri e dell’Immigrazione Gebran Bassil, in un suo recente tweet,  ha affermato: “Le donne sposate con uomini stranieri hanno diritto di ottenere la cittadinanza libanese per i loro figli. La nostra Costituzione non permette la concessione della cittadinanza a 400mila palestinesi, sono d’accordo che i figli prendano la cittadinanza della madre eccezion fatta per i palestinesi e i siriani, per proteggere la nostra terra”.

Questo tweet ha suscitato non poche polemiche e commenti, non solo da parte di donne sposate con uomini stranieri, ma anche da molti libanesi, siriani, palestinesi e arabi in generale.

Gebran Bassil è sposato con Chantal Aoun, figlia di Michel Aoun, il fondatore del Movimento patriottico libero. Questa parentela ha fatto di Bassil il leader del movimento e, dal 2009, il ministro in molti governi.

I commenti sarcastici sul ministro libanese ci offrono l’opportunità di esaminare il suo discorso:

“Dovrebbe dire che è il nostro settarismo che impedisce di concedere la cittadinanza ai palestinesi e ai siriani. Cosa c’entra la Costituzione?”

“[Palestinesi e siriani] sono in Libano da molto tempo. E ora che le loro condizioni sono difficili vuoi prevaricarli. Il coraggio non si dimostra sui deboli, sua altezza ministro del Razzismo”

“Gebran vuole proteggere il Libano dalla contaminazione siriana e palestinese. Che Dio abbia pietà di tuo nonno venuto da Aleppo!”

Quest’ultimo commento fa riferimento all’arrivo dei maroniti in Libano dal nord della Siria nel X secolo e rivela la debolezza della contrapposizione fra elemento libanese e siriano, specialmente da parte di chi, come Bassil, parla di salvaguardare “l’entità libanese”, dimenticando le proprie radici siriane e l’essenza del cristianesimo arrivato dalla stessa terra, la Palestina, da cui sono giunti i rifugiati a causa dell’occupazione israeliana e che, per decenni,  sono stati oggetto di odio e disprezzo da parte di movimenti fascisti e razzisti libanesi.

L’alleanza del Movimento patriottico libero con il regime di Assad, e ancor prima tra il partito falangista e le forze israeliane negli anni ’70, hanno contribuito all’occupazione del Libano e al sostegno di Bashir Gemayyel alla presidenza, sullo sfondo del massacro dei palestinesi a Sabra e Shatila, nel 1982. È evidente il paradosso che il sostegno all’occupazione israeliana e alla tirannia di Assad sono la causa principale della presenza dei rifugiati palestinesi e siriani in Libano. Tuttavia si continua a gridare slogan contro la “naturalizzazione” e a favore dell’unicità “dell’entità libanese”. Non è servito da lezione il caso dei libanesi sparsi nel mondo a cui è stata concessa una seconda cittadinanza e alti incarichi: i pilastri dell’entità libanese continuano ad essere ostili ai fondamenti democratici, civili e umani della civiltà occidentale alla quale afferma di appartenere.

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