Di Abdulrahman al-Rashed. Asharq al-Awsat (17/02/2016). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.
Undici anni fa, l’assassinio dell’ex primo ministro libanese, Rafiq Hariri, derubò il paese di uno dei suoi più importanti leader, mandando a monte tutti i suoi piani per lo sviluppo nazionale. Il presidente siriano Bashar al-Assad e i suoi alleati lo uccisero perché non riuscirono a sabotare quei piani in altro modo.
L’ambizione di Hariri era quella di attirare investitori in Libano, di guadagnarsi la fiducia delle istituzioni internazionali e di fare di modo che ogni libanese si sentisse parte di un processo di costruzione e non in competizione per i seggi in politica. Hariri si offrì persino di aiutare Hezbollah a sviluppare le sue aree di interesse, con l’idea che i suoi oppositori potevano rendersi conto che anche loro potevano beneficiare dei piani del primo ministro.
Hariri aveva convinto con i suoi piani anche alcune figure preminenti tra gli espatriati libanesi nel Golfo, in Egitto, in Europa, negli Stati Uniti e in Russia. Più di una volta, poi, si recò in visita in Iran per rassicurare i leader di Teheran. Era considerato il benvenuto da moltissimi governi e istituzioni internazionali.
I frutti del successo del suo progetto erano visibili sul campo, ma poi Assad ha deciso di ucciderlo, nonostante lo stesso Hariri aveva accettato di lasciare il posto di primo ministro e di estendere il termine dell’allora presidente Emile Lahoud. Gli assassini di Hariri volevano mantenere il Libano come fronte aperto con Israele, così Assad non avrebbe dovuto aprire il fronte del Golan. Con la sua morte e quella di altre figure moderate, il Libano ha smesso di crescere. E con loro morirono anche i sogni e le speranze.
Sebbene l’assassinio di Hariri abbia comportato conseguenza disastrose per Assad, pare che il presidente siriano non abbia ancora imparato la lezione. Ciò è provato dai crimini che ha commesso in Siria, mentre il sangue delle sue vittime in Libano non si è ancora prosciugato. Invece di cercare di accontentare le richieste del popolo nelle rivolte del 2011, Assad li ha uccisi in massa.
In questo periodo dell’anno, i libanese rievocano con amarezza l’uccisione di Hariri. Tuttavia, non hanno ancora compreso l’importanza di commemorare non solo la persona, ma anche il suo progetto, unendo le loro forze per realizzare un cambiamento positivo e opporsi al settarismo.
Abdulrahman al-Rashed è ex caporedattore del quotidiano Asharq al-Awsat e ex direttore generale di Al-Arabiya.
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