Di Mounir al-Khatib. As-Safir (28/10/2016). Traduzione e sintesi a cura di Raffaele Massara.
A pochi giorni dalla ormai certa elezione di Michel Aoun a presidente della repubblica, i libanesi si augurano che il clima di ottimismo non si plachi e che il nuovo governo componga finalmente una moderna e più egualitaria legge elettorale.
L’elezione del vecchio generale è certamente una vittoria politica, non soltanto per il futuro presidente, ma per tutti i suoi sostenitori. Senza mettere in dubbio l’abilità, la personalità e la risolutezza di Aoun, ironicamente, a salire sul carro dei vincitori ci saranno soprattutto i suoi più acerrimi rivali, con divergenze politiche profonde.
Tra gli alleati di spicco compare Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, il quale non ha esitato a optare per l’ex generale. Il ruolo del “Partito di Dio” è in forte crescita, sia localmente che fuori dal Libano e va interpretato come un ponte per risolvere i problemi interni (il vuoto presidenziale) ed esterni (il conflitto siriano). La sua linea politica è stata molto prudente, non si è intromesso nelle trattative tra Aoun e Hariri, deus ex machina dell’ala sunnita, al contrario di Sulaiman Farangieh, leader del partito Marada.
In questo, Nasrallah è stato più libanese dei suoi detrattori: la sua idea di Libano parte dalla formula che nessuna comunità possa prevalere sulle altre, un’idea del vecchio presidente Rafiq Hariri il quale pronunciò la frase “Nessuno è più grande della patria!”.
Il secondo alleato è Saad Hariri, politico dei “passi falsi”, per la sua abitudine di posizionarsi tra un polo e l’altro con vari giochi di potere e colpi di scena, sino ad arrivare a quest’ultima scelta di sostenere Aoun, quando tutte le strade erano oramai bloccate. A sorpresa l’annuncio, dal divano di casa sua, di voler nominare un “presidente duro per tempi duri”. Ha svolto un ruolo di ago della bilancia in tutte le consultazioni per concludere finalmente questo vuoto presidenziale. Ed è riuscito perfettamente nel suo intento, al contrario del padre ed ex presidente Rafiq.
Questo suo abdicare, a favore di Michel Aoun, gli ha permesso di aumentare il consenso, che getta solide basi ad una leadership duratura ed alla sopravvivenza dello status quo nel paese. Inizialmente considerato come un giovane viziato ed inesperto, si è rivelato un grande stratega politico, capace di forgiare una stabilità a spese di “una ricchezza perduta sulla via della rivoluzione”.
Andrebbero menzionate anche le prese di posizione di altri due colossi della politica libanese: Sulaiman Farangieh e Samir Geagea, ma per ora stiamo a vedere come il prossimo presidente riesca e mediare all’interno della Grande Assemblea Nazionale che finalmente vedrà ricoperta la sua massima carica.
Mounir al-Khatib è un giornalista e scrittore siriano.
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