Dar al-Hayat (14/02/2012). Ricorre quest’oggi il settimo anniversario dall’uccisione dell’ex-primo ministro libanese Rafiq al-Hariri, per il quale le forze del movimento “14 marzo” hanno chiesto una celebrazione commemorativa. La giornata viene a svolgersi in un periodo di crisi politica per il Libano sul piano siriano, coi suoi coinvolgimenti regionali ed internazionali. Questo è un tema importante per l’opposizione, tanto che nel corso delle celebrazioni sarà letta una lettera del Consiglio nazionale siriano. A tal riguardo il ministro degli Esteri libanese ‘Adnan Mansour ha espresso “le nostre riserve sulle risoluzioni della Lega Araba, considerando il peso pericoloso di alcuni articoli, compreso lo stop a tutti i rapporti diplomatici con la Siria ed il giro di vite apportato alle sanzioni”. Ha poi fatto riferimento all’articolo che prevedrebbe “il supporto all’opposizione siriana, fornendole ogni mezzo politico e materiale. Aiuti che hanno a che vedere con realtà militari e non militari, e ricordiamo che in territorio libanese ci sono molti oppositori, perciò qual è il modo di comunicare con loro e aiutarli? Il Libano viene così a trovarsi in situazioni complesse e rischiose su di un cammino che non possiamo intraprendere”. Il ministro è andato più a fondo nella questione, parlando di “chi vuole internazionalizzare la crisi siriana. La decisione giunta ieri di riconoscere il Consiglio nazionale siriano senza prima un regolare dibattito viene da noi presa con le dovute riserve, espresse del resto anche dall’Algeria ed indirettamente dall’Egitto”. Secondo Mansour “ci sono Paesi che non si sentono liberi di esprimersi apertamente sulla questione”, e ha fatto notare come “quando alle riunioni ho chiesto se volessimo cambiare le cose, nessuno mi ha smentito”. Infine ha aggiunto che “l’unica soluzione in Siria resta il dialogo, poiché se riconoscessimo il Consiglio nazionale siriano, il Paese entrerebbe in un tunnel ignoto e buio che potrebbe destabilizzare la regione”.