L’Egitto e la Turchia in Libia

Il Presidente Al-Sisi è pronto a schierare le truppe e proteggere l’area di Sirte dall’influenza turca

di Marwan Qablan, Al-Araby, (24/06/2020). Traduzione e sintesi di Maddalena Goi

Aumentano le tensioni tra Egitto e Turchia in Libia, soprattutto dopo la parata militare che l’esercito egiziano ha condotto alla base di Sidi Barrani, nell’Egitto occidentale. Abdel Fattah Al-Sisi ha minacciato di intervenire militarmente se il Governo di Sarraj invade le città di Sirte e Al Jufrah, considerate linea rossa per la sicurezza nazionale del Cairo. 

Sebbene l’Egitto sia stato un giocatore importante nel conflitto libico dal 2014, grazie al suo appoggio alle milizie del Generale Haftar e alle forze che lo sostengono nella Libia orientale, il suo affronto alla Turchia giunge dopo la riluttanza della Russia a farsi coinvolgere nel conflitto, soprattutto a causa della crescente opposizione americana a qualsiasi espansione russa nel nord Africa. Il ruolo egiziano nel confronto turco in Libia non preoccupa troppo Washington, dopotutto, Egitto e Turchia sono alleati, indipendentemente dall’esito che avrà il conflitto tra di loro. Ora, la grande domanda gira intorno alla capacità dell’Egitto di ottenere ciò che Russia, Francia e gli alleati del Golfo hanno fallito, cioè il contenimento del ruolo turco in Libia.

La realtà della situazione è che ciascuna delle parti, sia Egitto che Turchia, hanno punti di forza e debolezza nella rivalità che imperversa nel Mediterraneo orientale e che ora si estende anche nella parte occidentale. È chiaro che la Libia ha una forte importanza per entrambi i paesi. Per la Turchia rappresenta una grossa opportunità, soprattutto per il dilemma energetico a cui il Governo di Erdogan deve far fronte. La Turchia aspira a diventare la decima economia mondiale e assicurarsi fonti energetiche a buon mercato e regolari è parte di questa ambizione.  Attualmente, la Turchia dipende dalla Russia che provvede al 60% del suo fabbisogno energetico e dall’Iran per il 20%. Questo pone forti limitazioni alla sua libertà di movimento considerando che i due paesi sono i maggiori concorrenti nella regione. E fintanto che la Turchia si troverà ostaggio energetico di questi due paesi, non sarà in grado di emergere. Per questo motivo, la Libia, è un’ottima soluzione. Inoltre, l’accordo di demarcazione dei confini marittimi contribuisce a trasformare la Turchia in una potenza marittima regionale, con un aumento del suo spazio economico di circa 100mila Km2. In cambio, naturalmente, ci sono miliardi di progetti di investimenti della Turchia in Libia.

Per l’Egitto invece, la Libia rappresenta un fattore di sopravvivenza più che un’opportunità. Infatti, l’Egitto ha bisogno in abbondanza dell’energia libica per fermare la sua regressione economica, ma la presenza di un regime così vicino alla Turchia sul suo confine occidentale rappresenta anche una minaccia. Tra le due potenze, la Turchia ha capacità militari ed economiche migliori ed è membro della NATO, ha inoltre un’industria militare avanzata, soprattutto nel campo dei droni che si sono rivelati molto efficaci in Siria e Libia. L’economia turca, secondo la banca mondiale, è tre volte quella della sua controparte egiziana e il paese è alleato con il Governo di Tripoli, riconosciuto a livello internazionale. Al contrario, la geografia e la situazione politica regionale servono più l’Egitto che, a differenza della Turchia, confina col territorio libico per ben 1200 Km, il che lo pone in una situazione migliore per interferire. Inoltre, politicamente, l’Egitto gode dell’appoggio di numerosi attori che vogliono limitare il ruolo turco tra cui Israele, la Grecia, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, la Russia e la Francia. Nonostante Washington tenda a fare affidamento sulla Turchia in funzione anti-russa, la fiducia rimane limitata alla luce dell’appoggio americano verso i curdi siriani e alla propensione di Washington verso la Grecia e Israele nella lotta per le fortune del Mediterraneo orientale. La questione rimane naturalmente più complicata di semplici numeri e conti, come dimostra l’evidente risultato ottenuto dall’intervento turco in Libia, a differenza delle altre potenze nella regione.

Marwan Qablan, scrittore e ricercatore siriano

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