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Le vittime di molestie raccontano affinché la storia non muoia

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Di Amina Khairy. Al-Hayat (02/07/2015). Traduzione e sintesi di Laura Giacobbo.

“Non lasciare che la storia muoia”, così afferma l’hashtag con cui lavorano gli attivisti. Com’è evidente in questi giorni di Ramadan, in cui si moltiplicano gli annunci di vendita e acquisto, la donna è ancora categorizzata in modo televisivo e sociale, considerata elemento di attrazione, di consumo e di profitto commerciale.

Il Centro per lo sviluppo del Cairo ha monitorato, dopo alcuni giorni dall’inizio del mese di Ramadan, un gran numero di annunci commerciali, che sono stati trasmessi sugli schermi di milioni di telespettatori in Egitto e all’estero centinaia di volte, che sostengono una cultura di molestie. Il Centro ha descritto tali annunci come metodo per incitare i reati di violenza sessuale contro la donna.

Nell’ambito delle attività del Ramadan, attraverso l’iniziativa “I Saw Harassment” si è diffuso un appello per rivelare il molestatore, con il lancio di “Non lasciare che la storia muoia”, in cui la soluzione inizia con il raccontare.

Tali operazioni di parola e di rivelazione circolano sui social network per incoraggiare le donne e le ragazze a scrivere le loro storie e le loro esperienze su fatti di violenza sessuale subiti, in modo da rompere il silenzio e confrontarsi. Cosi come vi è incluso il servizio che riceve le denunce e le segnalazioni di donne e ragazze attraverso l’invio di video e immagini di molestie che avvengono in luoghi pubblici e la loro ripubblicazione sulla pagina ufficiale dell’iniziativa.

L’obiettivo primario per gli organizzatori dell’iniziativa “I Saw Harassment” è quello di trasmettere le esperienze di donne e ragazze, di incoraggiarle a uscire dal silenzio e di contribuire al fenomeno della resistenza. L’obiettivo finale è, invece, quello di attirare l’attenzione dei decisori politici, visto il continuo aumento di reati sessuali ai danni della donna egiziana.

Nel monitoraggio delle molestie sessuali durante l’anno dell’assunzione della carica di presidente di Abdel Fattah El Sisi, l’iniziativa ha pubblicato un rapporto sottolineando che questo crimine non è né scomparso né si è ridotto, ma gli indicatori e i tassi differivano di volta in volta in conformità con la situazione politica in Egitto.

Per ogni donna e ragazza egiziana occorre andare avanti e prendere misure concrete per porre fine a questo fenomeno degradante. Vi è la necessità di mettere in atto il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n°1461 del 2014, per la formazione di una commissione sotto la sua presidenza per studiare le cause della diffusione delle molestie e della violenza sessuale.

“I Saw Harassment” richiede che ogni  candidato parlamentare includa nel proprio programma gli strumenti per circondare questa piaga, socialmente e politicamente. Al fine di realizzare ciò, viene richiesto a ogni donna di parlare, di rivelare e di diffondere e “Non lasciare che la storia muoia” sia nel mese di Ramadan che oltre.

Amina Khairy è una giornalista e redattrice per Al-Hayat.

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