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Le percussioni del mondo arabo ed oltre, con Andrea Piccioni

andrea piccioniBuongiorno a tutti! oggi voglio dedicare un articolo alle percussioni del mondo arabo e non solo giacchè sappiamo bene che non si può isolare un ambito da ciò che gli sta intorno e che con esso interagisce da secoli e secoli. Le percussioni, nelle loro varietà di forma, materiale, utilizzo, tecniche e chi più ne ha più ne metta, sono ben più di strumenti che battono il tempo. Come vedremo, anche ascoltando i brani presentati nei video in fondo a questo articolo, le possibilità tecniche e timbriche offerte dalle percussioni sono al di sopra delle comuni possibilità di immaginazione. Ancora di più: al di là di queste possibilità, va ricordato che la forma mentis ritmica che ha trovato realizzazione nelle percussioni del mondo arabo, balcanico e orientale, è quanto di più sviluppato e vario si possa immaginare, a livello musicale. La ritengo…forse sbaglio…una forma di intelligenza particolare. L’ospite graditissimo e prestigioso del mio Salotto, oggi, è niente meno che Andrea Piccioni, bravissimo percussionista e, come vedremo, con il mondo in mano.
Veniamo a noi, Andrea. Da tempo mi piacerebbe dedicare spazio alle percussioni nel mondo arabo e del Medio Oriente. Tu sei un gran conoscitore delle musiche e delle percussioni delle aree citate, per cui mi piacerebbe se ne parlassi a me e ai nostri lettori. Quali sono gli strumenti a percussione più caratteristici e quale il loro utilizzo preminente, in ambito sociale e prettamente musicale?

A.:  Il mondo delle Percussioni è quello più ampio in assoluto rispetto ad altri strumenti come i fiati o gli archi o gli strumenti a corda. Questo perché di base il ritmo è stato la primitiva forma di musica scoperta dall’uomo, fin dagli albori dei tempi: tutto è RITMO e il ritmo pervade e permea ogni cosa.
Quando io ho iniziato lo studio delle percussioni, mi capitava di sentir dire molto spesso che l’ A B C delle percussioni fosse rappresentato da Africa, Brasile e Cuba.
Oggi grazie al diffondersi di straordinari mezzi di informazione come internet e Youtube siamo in grado di comprendere come questa visione in realtà sia terribilmente limitante.
Pur senza allontanarci dal bacino del Mediterraneo possiamo imbatterci in una miriade di strumenti a percussione dalle tecniche complesse e raffinatissime, come ad esempio il Riq, strumento principe della tradizione classica araba, o il Davul, tutt’oggi utilizzato dalla Grecia alla Turchia passando per i Balcani, o la Darbouka, che gode in questi ultimi anni di una popolarità senza precedenti, o semplicemente guardando in casa nostra, dove troviamo il nostro Tamburello.
Discorso a parte meritano i tamburi a cornice, della cui grande famiglia tutti gli strumenti (ad eccezione della Darbouka, che fa invece parte della famiglia dei “tamburi a calice”) sopra citati sono parte.
Questo vasto strumentario trova applicazioni in molteplici contesti: nella tradizione classica araba ( ad esempio in Turchia, Egitto, Siria, Marocco, Libia, Libano, Iraq e in parte Grecia e Balcani) utilizzano il Riq, la Darbouka, il Davul e i tamburi a cornice come il Mizhar (antichissimo tamburo a cornice di origine Mesopotamica) o il Duff (sua variante egiziana) o il Bendir (Marocco) o il Def (Turchia) o il Daf (Iran), come all’interno della musica classica propria di ogni paese, oltre che nella musica popolare o come accompagnamento per la Danza, in ultimo all’interno di pratiche mistiche spesso correlate con i culti Sufi.
Grazie alla vastissima iconografia presente in tutto il Mediterraneo risulta evidente come, in particolare, l’uso dei tamburi a cornice sia una sorta di “filo rosso” che collega fra loro culture apparentemente distanti, lungo un arco temporale di millenni!

C.: Parlami anche di te e del tuo percorso musicale, della tua formazione e del tuo interesse per le percussioni mediterranee, arabofone e medio orientali.

A.: . Il mio viaggio è iniziato molti anni fa, all’età di 18 anni, quando ho iniziato lo studio delle percussioni. All’epoca le informazioni sui tamburi dell’area medio-orientale, orientale e italiana erano pochissime, iniziai quindi con lo studio delle percussioni cubane e africane. Lo studio in sé mi appassionava ma sentivo che mancava qualcosa, dentro di me non avevo ancora riconosciuto il “Mio Suono”… Poi un giorno mi capitò fra le mani un disco di un percussionista americano, Glen Velez, colui che ha rivoluzionato ed ampliato la tecnica esecutiva di alcuni tamburi a cornice come il Riq, il Tar e il Bodhran a partire dagli anni “80 dell’ormai secolo scorso. In parole povere, lo ascoltai e rimasi come folgorato… Ecco, quello era il “Mio Suono”, lo avevo trovato! Dal giorno seguente mi misi alla ricerca di qualcuno che potesse insegnarmi gli strumenti magici che avevo ascoltato sul disco di Glen, così mi imbattei in Arnaldo Vacca, che ha il grande ed indubbio merito di essere stato il primo in Italia a fare una ricerca seria su questi strumenti. Furono anni di studio molto intenso e dei miei primi viaggi nei paesi arabi, dove ebbi l’occasione di studiare gli strumenti “sul campo”; grazie ad Arnaldo cominciai a impadronirmi delle difficili tecniche del Riq, del Tar, del Bendir, della Darbouka e soprattutto del Tamburello, che da quel giorno sarebbe diventato un mio compagno fedele ed insostituibile. Ma ancora non mi bastava, avevo fame di conoscenza e più ne sapevo più volevo saperne… All’epoca mi ricordo che praticavo come un pazzo, tutti i giorni almeno per sei / otto ore… Fu in quel periodo che incontrai Michael Metzler, un luminare in ambito di percussioni orientali, allievo di Glen Velez e di Ahmed Subhy ed uno dei più importanti percussionisti europei in ambito di musica antica. Con Michael approfondii le tecniche dei tamburi a cornice nello stile di Glen e entrai nello straordinario mondo della musica indiana del sud, che tanta influenza ha avuto nel mio modo di pensare e di suonare. Parallelamente iniziai lo studio del Tombak e delle percussioni iraniane con Djamchid Chemirani. All’epoca ebbi la fortuna di viaggiare in Italia in lungo ed in largo e di incontrare moltissimi suonatori tradizionali, oltre che l’onore di accompagnare il cantore di “Ball n’gopp o tammurr” Giovanni Coffarelli, con la sua paranza in diverse occasioni e di essere “guidato” all’interno di moltissime “feste” tradizionali”, dalla Campania al Pollino. Da questa esperienza e dallo studio comparato sui tamburi a cornice è nato il mio stile di tamburello, che ho chiamato appunto “Tamburello Totale”, in quanto incorpora in sè principi e tecniche di diverse aree geografiche e attinge addirittura dalle arti marziali, in particolare dall’ Aikido che pratico da molti anni e che mi ha fatto comprendere come utilizzare il mio corpo e le mie articolazioni al massimo del loro potenziale, all’interno della pratica delle percussioni. Successivamente ho avuto modo di studiare direttamente con Glen Velez, che oggi mi onora della sua amicizia e con il quale ho collaborato e suonato ormai tante volte che non le conto più. Sicuramente lo studio della musica araba ha avuto un’influenza enorme sul mio modo di suonare, in particolare lo stile ed il repertorio della musica Turca ed Ottomana mi affascinano enormemente, penso ad esempio a compositori che amo molto come Tanburi Cemil Bey o all’egiziano Muhamad Al-Qasabji. La collaborazione, in passato, con l’Orchestra di Dervisci Ruotanti Mevlevi “Sari Gul” è stata un’esperienza formativa straordinaria in questo senso, e a seguire si sono moltiplicate le possibilità di suonare con grandi esponenti della tradizione araba classico-moderna, ad esempio con i suonatori di Oud iracheno Khyam Allami e palestinese Ahmed Al-Khatib, non ultimo lo scambio continuo con tantissimi amici percussionisti come Youssef Hbeisch, Murat Coskun, Mehmet Akatay, Zohar Fresco, Ramesh Shotam…

C.:  Che bello, Andrea! Hai il mondo in mano :-). A proposito di Glen Velez, mi ricordo del bellissimo workshop che venne a fare presso il centro Mocobo, a Roma, lo scorso anno (2012), al quale partecipai anch’io come allieva….faticosamente, lo ammetto. Bella esperienza, comunque, e lui è davvero una persona fuori dal comune!
Per concludere, parliamo delle tue attività, delle tue collaborazioni e dei tuoi progetti musicali, ti va?

A.: . Beh, mi è sempre piaciuto essere “trasversale” rispetto ai generi musicali. Attualmente collaboro con Lucilla Galeazzi, in ambito di musica Italiana; per il jazz ho all’attivo un nuovo lavoro discografico con un nuovo progetto in trio, assieme a Mosè Chiavoni ai clarinetti e Luciano Biondini alla fisarmonica. Sono felicissimo di questo progetto in quanto ho sempre sognato di realizzare un trio con frame drums – clarinetto- fisarmonica, e ora ho l’occasione di farlo, oltretutto con fantastici musicisti! Da diversi anni sto collaborando con numerosi ensemble e orchestre all’estero fra cui i “Les Haulz et Les Bas”, in Germania, con cui facciamo musica antica con un ensemble di fuoco fra trombe dritte, cornamuse e due percussionisti (il sottoscritto e Michael Metzler), e l’ ensemble EX (musica antica) e Dulrà (musica irlandese) in Irlanda. L’anno scorso ho avuto il piacere di suonare in un progetto speciale chiamato Double Duo, che riuniva due straordinari suonatori di Oud: Khyam Allami (con cui ho lungamente collaborato e con il quale ho avuto il piacere di partecipare a due differenti edizioni del Womad, rispettivamente a Londra e ad Abu Dhabi, e con cui non ultimo mi sono esibito in duo alla Royal Albert Hall a Londra) e Ahmad Al-Khatib. L’idea era di formare un quartetto “oud vs percussion”. Alle percussioni eravamo io e Youssef Hbeisch (percussionista del “Trio Joubran”), abbiamo realizzato un tour di 14 concerti in Inghilterra, è stata un’esperienza bellissima che spero di ripetere prima o poi e magari di realizzare un disco con questa formazione. Non ultimo sono molto attivo con la didattica: faccio seminari e masterclass da molti anni, un po’ in tutto il mondo, e collaboro stabilmente con il “centro per le arti Mocobo” a Roma, dove porto avanti laboratori e lezioni individuali. Non ultimo sono Direttore Artistico del festival “Frame Drums Italia”, che si svolge ogni anno nelle colline marchigiane all’interno del Monastero di Montelparo, e dove lavoriamo sulla didattica dei tamburi a cornice mediterranei e medio orientali in particolare, con i maggiori esponenti mondiali del settore fra cui Zohar Fresco, Murat Coskun, David Kuckermann, Yshai Afterman e il sottoscritto; da quest’anno abbiamo anche introdotto la classe di Oud, di improvvisazione e di introduzione alla musica modale, con Peppe Frana. Se qualcuno fosse interessato alle nostre attività può visitare il sito web del festival e dell’associazione www.framedrumsitalia.it . Se invece qualcuno volesse saperne di più su di me, o ascoltare un po’ della mia musica, o vedere qualcuno dei miei video, o semplicemente venirmi “virtualmente” a trovare, potete accomodarvi al mio sito web: http://www.andreapiccioni.net/

C.: Sicuramente avrai molti ospiti virtuali e in carne ed ossa! Prima di salutarci, posso farti una domanda a proposito del Tar? Ogni volta che nomino questo strumento con un musicista iraniano, ad esempio, intuisce immediatamente che parlo del Tar, tipico strumento a corde. Invece io mi riferisco al tamburo a cornice, praticamente un Daff, o Duff, o Daf…come vuoi, ma senza gli anellini metallici lungo il bordo interno. E poi devo faticare non poco per convincere alcuni di loro che esiste il Tar, percussione, e non solo il Tar a corde. Ma dimmi, per favore, ho sempre sbagliato io o c’è davvero confusione sui nomi di questi strumenti? È corretto chiamare Tar il tamburo a cornice che conosciamo, o è meglio chiamarlo Daf, …o Duff,… o Daff? Grazie per la delucidazione, spero utile anche ai nostri lettori, e grazie per questa bella intervista, tanto più che so che sei occupatissimo tra partenze continue e impegni vari. Un carissimo saluto, quindi, e in bocca al lupo per tutte le tue attività attuali e future!

A.:. La nomenclatura dei tamburi a cornice è abbastanza confusa, a volte lo stesso nome viene usato per differenti strumenti a seconda della regione. Prendiamo ad esempio il Tar: la parola Tar, riferita al tamburo a cornice senza alcun tipo di sonaglio o catenelle o anelli al suo interno, composto da una singola membrana tesa su una cassa abbastanza profonda e suonato mantenendolo sospeso con entrambe le mani davanti al volto, è di origine Irachena e viene usata per chiamare lo strumento ora descritto in quest’area. Tar, però, in lingua Farsi vuol dire “corda”, quindi viene utilizzata in Iran per chiamare lo strumento tradizionale a corda, appunto Tar; da questo strumento poi deriva il Setar, altro strumento a corda simile al Saz turco; anche il Sitar indiano deriva da questo strumento persiano, essendo stata l’India parte dell’antico regno Persiano. Stessa cosa accadde con il Riq: la parola Riq o Req viene utilizzata prevalentemente in Egitto, già se ci spostiamo in Turchia lo strumento si chiama Tef, in altre zone invece si chiama…. Tar! Come dicevamo una gran confusione: Il Bendir marocchino non centra nulla con il Bendir turco, sono due strumenti diversi. Per quello che riguarda invece i nomi ancestrali dei tamburi a cornice, la più antica testimonianza scritta di cui abbiamo traccia è nella Bibbia, nel vecchio testamento infatti si fa riferimento a “Miriam che suona il Tamburello”: in antico Ebraico la parola è “Tof”, che possiamo considerare come la radice di tutte le sue innumerevoli varianti regionali (duff, daf, def, tar, ecc…). Per quello che riguarda l’iconografia, ad oggi il documento più antico in assoluto fà riferimento ai dipinti preistorici trovati in Turchia, nella grotta di Khatal Huyuk, in cui è raffigurato in maniera molto chiara un gruppo di cacciatori che suona degli strumenti a percussione dopo la caccia andata a buon fine, gli strumenti sono un Sistro e un tamburo a cornice. La datazione al carbonio data la raffigurazione ad un periodo non inferiore a 7.500 anni fa!

C.: Grazie ancora, Andrea, la tua risposta è stata preziosa! Salutiamo tutti con una simpatica foto di te con Glen Velez piccioni.veleze con qualche video musicale, ricordando comunque che il tuo sito è ricco di informazioni, foto, video e tanto altro. Buon tutto a tutti con questo assaggio!

http://www.youtube.com/watch?v=PoTe_SJkuRA

http://www.youtube.com/user/andreap1970

http://www.youtube.com/watch?v=_2XxvQc9LM4&feature=c4-overview&list=UUZT3zggPa5fg3XtiF72z5Kg

http://www.youtube.com/watch?v=OpU7eYKlXxk

http://www.youtube.com/watch?v=uxrQDZprAYs

http://www.youtube.com/watch?v=vy1wmz-LAgg

http://www.youtube.com/watch?v=ijX7RlExuWs

http://www.youtube.com/watch?v=iEsVvnhsPk0

http://www.youtube.com/watch?v=B7PnAYU7Zv8

http://www.youtube.com/watch?v=z-hh0qyX5TU

http://www.youtube.com/watch?v=C2UdWhPkyPw

http://www.youtube.com/watch?v=_Z4dwXh10MI

About the author

Cinzia Merletti

Cinzia Merletti è musicista, didatta, saggista. Diplomata in pianoforte, laureata in DAMS, specializzata in Didattica e con un Master in Formazione musicale e dimensioni del contemporaneo. Ha scritto e pubblicato saggi sulla musica nella cultura arabo-islamica e mediterranea, anche con CD allegato, e sulla modalità. Saggi e articoli sono presenti anche su Musicheria.net. Ha all'attivo importanti collaborazioni con musicisti prestigiosi, Associazioni culturali e ONG, enti nazionali e comunali, Conservatorio di Santa Cecilia, per la realizzazione di eventi artistici, progetti formativi ed interculturali tuttora in corso.

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