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Le Nazioni Unite e il loro ruolo in Yemen

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Chi fa i veri interessi dello Yemen?

di Salem al-Kutby, Ilaf(1/10/2018). Traduzione e sintesi di Mario Gaetano.

Sembra che la posizione delle Nazioni Unite e delle sue Organizzazioni in Yemen sia molto problematica per qualunque osservatore s’interessi delle questioni yemenite.

Le Nazioni Unite e nella fattispecie le organizzazioni umanitarie che hanno a che fare con i problemi di un territorio privo di attività economiche, cercano  un equilibrio fra la fratellanza del popolo yemenita che va oltre i calcoli politici e gli interessi strategici e fra le milizie terroristiche  che cercano, dal canto loro, di sottrarre un popolo dalle mire dell’agenda internazionale straniera che ha interessi espansionistici in Yemen e in altri Paesi arabi.

Si suppone che le organizzazioni internazionali non operino sul territorio senza prima prendere in considerazione l’ambiente delle crisi, i problemi delle parti in causa e gli sforzi compiuti da ognuna di esse per giungere ad un accordo politico. I rapporti divulgati dalle organizzazioni internazionali riferiscono di difficoltà umanitarie, tuttavia essi si basano su altri rapporti di fonte sconosciuta e su statistiche pilotate dalle stesse parti in causa, ciò fa dubitare della veridicità dei rapporti delle organizzazioni internazionali, i quali però giocano un ruolo di mediazione nell’abbassare il valore di queste crisi complicate.

La coalizione araba si è accorta prima delle Nazioni Unite della reale situazione umanitaria in Yemen, questo fatto  lo testimonia la quantità enorme di aiuti che essa ha stanziato, nel periodo tra aprile 2015 e aprile 2018, il cui valore si è aggirato intorno ai 13,82 miliardi di dirham ossia 3,76 milioni di dollari per 13,8 milioni di yemeniti, tra i quali vi sono anche 5,3 milioni di bambini.

Le Nazioni Unite hanno elogiato i contributi degli Emirati e dell’Arabia Saudita, e la loro rapida reazione umanitaria in Yemen, essi hanno confermato i loro contributi mensili a quasi 7 milioni di yemeniti per il 2017. Oltre agli aiuti precedenti, gli Emirati hanno donato 465 milioni di dollari, e così il valore totale dei contributi da loro stanziati sale a 2,1 miliardi di dollari, che è il costo del piano umanitario delle Nazioni Unite, senza contare i supporti logistici che hanno offerto le forze della coalizione araba, per facilitare l’arrivo degli aiuti umanitari.

A Ginevra, il mese scorso, sono fallite le trattative per giungere ad un accordo di pace in Yemen, dopo che gli houthi hanno rifiutato di partecipare per ragioni inconsistenti. Le Nazioni Unite non hanno pubblicato un rapporto ufficiale  che addossi la responsabilità del fallimento agli houthi, ritenendo che in questo modo, essi siano indotti a dare delle risposte  al loro rifiuto, e partecipino così ai processi di costruzione di una nuova società yemenita.

La povertà e la carestia di cui soffre il popolo yemenita, sicuramente sono da imputare alla riluttanza degli houthi a raggiungere la pace,  in questo modo essi minacciano il futuro del popolo, a vantaggio, invece, dei loro scopi cospirativi.

I problemi in Yemen sono molto più complicati, è difficile per le organizzazioni umanitarie delle Nazioni Unite raggiungere dei risultati certi con una o due visite o con l’ascolto di testimoni sconosciuti che producono come risultato, rapporti imprecisi e non corretti che fanno gli interessi degli houthi, scaricando la responsabilità dei crimini umanitari sulla coalizione araba.

Abbiamo visto come le milizie houthi si siano servite delle sedi delle Nazioni Unite  e dei container  degli aiuti umanitari per trasportare segretamente armi ed equipaggiamenti, una pratica quest’ultima,  cui le Nazioni Unite devono fare attenzione, poiché ciò potrebbe danneggiare la possibilità di accordi politici e incoraggiare gli houthi a cospirare contro il popolo yemenita.

Salem al-Kutby è un giornalista e scrittore yemenita.

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