Di Winston Manrique Sabogal. El País (02/04/2015). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.
Sahrazad, Sherezada, Scheherezade, Shahrazad: qualsiasi sia il nome, è sempre la stessa. Dopo quindici secoli dalla nascita di questa voce incantatrice in letteratura, che ha attraversato il tempo, lo spazio e le culture, essa continua a essere presente nella produzione letteraria del XXI secolo. Il suo potere affascinante nelle “Mille e una notte”, infatti, non solo è ancora forte tra i lettori, ma funge anche da musa ispiratrice per i nuovi scrittori.
Secondo l’autore cileno Carlos Labbé, le “Mille e una notte” è un tesoro inesauribile e uno dei più antichi modelli di letteratura sovversiva: “Con il suo intreccio infinito di racconti, la storia presenta Sherazad come una stratega della parola, una donna indipendente che con il solo potere di una narrazione non convenzionale sbaraglia e trionfa su un mondo iper-gerarchizzato che vuole ridurre lei e le sue simili a semplici oggetti di piacere, schiave del lavoro cortigiano, concubine-gioiello di uomini potenti o capri espiatori del potere colpevole dei visir – una situazione non molto diversa da quella dei giorni nostri in Messico, Spagna, Cile e nel mondo arabo”.
Jacobo Siruela, editore della casa editrice Atalanta che ha pubblicato la traduzione dall’arabo in spagnolo delle “Mille e una notte”, pensa che sia curioso “come un’opera popolare e poco stimata dalla cultura islamica sia diventata in Occidente il classico per eccellenza della letteratura araba”. Siruela aggiunge: “Questo è dovuto al suo immenso fascino, che nel corso dei secoli ha catturato milioni di lettori, da Voltaire a Borges”.
La sua presenza si sente nella letteratura. La voce di Sherazad si mantiene viva negli scrittori ispanofoni emergenti, anche se pochi di loro parlano dell’influenza delle “Mille e una notte” nel loro impulso di lettori o scrittori. Lo spagnolo David Monteagudo riconosce in quelle pagine “moltissimi elementi familiari: storie, strutture formali o fattori simbolici ai quali, senza dubbio, i grandi scrittori si sono ispirati”. L’argentino Olivier Coelho e il guatemalteco Eduardo Halfon considerano Jorge Luis Borges come il padrino in lingua spagnola delle “Mille e una notte”, sopratutto attraverso la sua celebre opera “L’Aleph”.
Come prova della loro gratitudine, sette scrittori ricorrono al labirito delle “Mille e una notte” per riscattare dall’oblio racconti poco noti del libro e facendosi, così, dei Sherazad del XXI secolo. Tra di loro, i già menzionati Labbé, Monteagudo, Coelho e Halfon, ma anche la spagnola Pilar Adón, l’uruguaiana Fernanda Trías e la boliviana Giovanna Rivero.
Conclude Labbé: “Borges ha saputo riconoscere in Sherazad la prima creatrice di un labirinto verbale”. Ma non è niente paragonato a ciò che i nuovi scrittori racconteranno la prossima notte, se i lettori li terranno al loro fianco.
Winston Manrique Sabogal è un giornalista de El País specializzato in letteratura.
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