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Le lettere di al-Qaeda rivelano quanto era già chiaro da tempo

Dopo una lunga attesa, gli Stati Uniti hanno finalmente diffuso i documenti ritrovati dalle forze speciali nel covo dove Osama Bin Laden è stato ucciso un anno fa ad Abottabad, in Pakistan. I documenti, circa 17 lettere per un totale di poco più di un centinaio di pagine, offrono una panoramica d’eccezione sulle dinamiche interne del network terrorista, ed in gran parte confermano quanto parte degli analisti ed esperti già da tempo affermavano: al-Qaeda ha intrapreso una lenta e graduale parabola discendente accelerata dalle stesse fratture interne alla sua leadership.

Ad ogni modo, è bene allo stesso tempo contestualizzare la reale rilevanza della cartografia, solo una minima parte dei circa 6000 documenti che secondo alcune fonti sarebbero stati prelevati dalla villa di Abottabad. La parte del carteggio in cui Bin Laden e Ayman al-Zawahiri discutono della necessità di “ricalibrare” il tiro ed evitare di continuare a mietere vittime tra i Musulmani non è del resto una novità, e già in passato lo sceicco saudita ed il medico egiziano erano intervenuti per limitare l’azione di quanti, come l’allora leader di al-Qaeda in Iraq Abu Musab al-Zarqawi, avevano fatto della violenza settaria un nuovo caposaldo del jihadismo qaedista.

Inoltre, ad eccezione dei documenti riguardanti la Somalia ed il movimento al-Shabab, la maggior parte delle lettere offre solamente una sola prospettiva, poiché manca l’eventuale replica. Di conseguenza trarre conclusioni esclusivamente basate su tale carteggio, come già fatto da più parti, rischia di tramutarsi in un mero esercizio pro-forma.

Per affermare che al-Qaeda è un’organizzazione in declino non è necessario presentare come prova delle lettere in cui una leadership sempre più isolata pensa di dover cambiare il nome della propria organizzazione per poter riacquistare nuova linfa e popolarità. A questo ci ha pensato in gran parte la Primavera Araba, che ha dimostrato come al-Qaeda è un’entità politica inesistente che non esercita più alcuna influenza di rilievo nel mondo arabo.

Ludovico Carlino

About the author

Zouhir Louassini

Zouhir Louassini. Giornalista Rai e editorialista L'Osservatore Romano. Dottore di ricerca in Studi Semitici (Università di Granada, Spagna). Visiting professor in varie università italiane e straniere. Ha collaborato con diversi quotidiani arabi tra cui al-Hayat, Lakome e al-Alam. Ha pubblicato vari articoli sul mondo arabo in giornali e riviste spagnole (El Pais, Ideas-Afkar). Ha pubblicato Qatl al-Arabi (Uccidere l’arabo) e Fi Ahdhan Condoleezza wa bidun khassaer fi al Arwah ("En brazos de Condoleezza pero sin bajas"), entrambi scritti in arabo e tradotti in spagnolo.

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