Le elezioni americane ed i pericoli dell’isolamento

Di Raghida Dergham. Dar al-Hayat (26/10/2012). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.

La tendenza all’isolazionismo della maggior parte del popolo americano si è radicata nella dottrina di Barack Obama. I principi base sono evitare un ruolo di leadership attiva, adottare l’isolazionismo come fulcro della politica estera e ricorrere alle sanzioni come strumento per contenere e isolare i regimi che non accettano il linguaggio della seduzione.

In un primo momento, il candidato repubblicano Mitt Romney ha sostenuto una linea diversa, fondata sul ruolo di unica superpotenza rivestito dagli USA, però oggi, a pochi giorni dalle elezioni, la sua dottrina si è avvicinata a quella di Obama. Tuttavia, ci sono delle differenze sostanziali nei loro punti di vista, specie per quanto riguarda la Siria, ad esempio nel tipo di rapporto da avere con l’opposizione siriana e nel modo in cui affrontare la sfida rappresentata dall’Iran. Ma poiché questa è una fase di intense lotte interne per la sopravvivenza, proprio come sta facendo il presidente siriano Bashar Al-Assad nel suo Paese e nei Paesi limitrofi come il Libano, né Barack Obama né Mitt Romney potrà pigramente sedere nella Sala Ovale della Casa Bianca nel nome dell’isolazionismo.

Purtroppo si sta approfittando di questo momento di transizione degli Stati Uniti per rendere la battaglia per la sopravvivenza ancora più cruenta, come testimonia l’assassinio del generale libanese Wissam al-Hassan, uno dei pilastri  della sicurezza libanese. L’aumento di tensione sulla scena libanese non è certo una sorpresa, anzi in molti prevedevano operazioni che avrebbero esportato la crisi siriana in Libano con lo scopo di allentare la pressione sul regime damasceno, ma quello che sorprende è l’audacia dimostrata.

Oggi è auspicabile che chiunque vinca le elezioni, prenda una posizione chiara che non sia limitata solo ad  unificare l’opposizione in Siria, come vorrebbe fare Obama. Qui, Mitt Romney ha ragione nel voler adottare una politica che armi l’opposizione e dia supporto alla Turchia, perché prolungare la crisi non sarà devastante solo per il popolo siriano, ma avrà un costo anche per il popolo americano, quando l’estremismo tornerà a bussare alla sua porta in cerca di vendetta.

Sarebbe meglio e più saggio per l’eletto o rieletto Presidente degli Stati Uniti adottare posizioni serie, invece di perseguire nell’isolazionismo. Nessuno si aspetta che gli Americani chiedano alle loro truppe di prendere parte a questa battaglia, ma piuttosto che rivalutino ciò che è nell’interesse degli Stati Uniti e della leadership etica ed effettiva dell’unica superpotenza mondiale.

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