L’articolo di Ahmad Abdattawab affronta l’ipotesi secondo cui il presidente russo Vladimir Putin non sia realmente intenzionato a utilizzare armi nucleari nel conflitto in Ucraina, suggerendo che le sue minacce siano più che altro una tattica per confondere i suoi nemici. L’autore sottolinea che questa scelta non dipenderebbe solo dai devastanti effetti umanitari di un attacco nucleare, ma anche dalla volontà della Russia di preservare il vantaggio morale che le consente di criticare gli Stati Uniti, l’unico paese ad aver mai usato armi nucleari contro civili, a Hiroshima e Nagasaki. La retorica russa ha sempre dipinto l’America come una nazione spietata e priva di considerazione per l’umanità, e l’uso del nucleare da parte della Russia farebbe crollare questo pilastro della sua propaganda, togliendo agli Stati Uniti il marchio di “unico colpevole”.
Inoltre, l’autore evidenzia che la Russia non ha bisogno di ricorrere a un’escalation nucleare, avendo a disposizione armi convenzionali avanzate e altamente distruttive. Un esempio recente è l’attacco a un complesso industriale militare in Ucraina, effettuato con un missile balistico intercontinentale dotato di testate convenzionali ad alta capacità esplosiva, che ha distrutto l’obiettivo, lasciando Kiev e altre tre città senza elettricità, senza che le difese aeree ucraine riuscissero a intercettarlo. Questo dimostra che il potenziale bellico non nucleare della Russia è sufficiente per raggiungere i suoi obiettivi immediati, dissuadendo gli avversari e mantenendo la sua posizione di forza senza rinunciare al suo vantaggio morale e propagandistico.