Di Abdullah Hamiddadin. Al-Arabiya (22/09/2016). Traduzione e sintesi di Emanuele Uboldi.
Gli yemeniti non possono sperare che l’Assemblea Generale dell’ONU possa porre fine al conflitto; per quanto le Nazioni Unite siano state in grado di dare legittimità all’Operazione Decisive Storm, le affermazioni dell’inviato speciale non danno sicurezza a nessun attore, tanto yemenita quanto regionale. Non c’è nulla di nuovo al sole: circa mezzo milione di siriani sono morti mentre l’ONU guardava impotente, e non sono le personalità da criticare, ma le modalità operative e i vincoli paralizzanti delle grandi potenze.
Il conflitto yemenita è in una situazione di stallo: fintantoché gli yemeniti saranno in gioco, non è una questione di legittimità, bensì di vecchi poteri regionali e tribali che cercano di mantenere l’autorità, contrapposti ai nuovi poteri che si ritagliano una posizione. In più, il tessuto sociale yemenita è complicato: non si può parlare di due fazioni distinte, ma piuttosto di un mosaico di alleanze e rancori. Un gruppo può essere al fianco del governo legittimato su un argomento e contro di esso su un altro argomento, o affianco ai ribelli a Ta’iz, ma contro di questi a Ma’rib.
A questo si aggiunge l’economia di guerra: il florido mercato nero è un disincentivo alla pace. E poi la paura di ritorsioni: con la pace arrivano le responsabilità per l’insensata perdita di vite e distruzione, con la guerra si differisce la giustizia. O forse, l’ostacolo principale a una soluzione è trovare un modo di salvarsi la faccia. La guerra potrebbe continuare per anni solo perché nessuno vuole perderci la faccia e un modo di salvarla possono fornirlo quelle istituzioni il cui potere si rifà alla tradizioni – e l’ONU non può.
Ci sarebbe un’organizzazione internazionale che è a cavallo tra l’ordine internazionale moderno e la tradizione: l’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC). Potrebbe presentare una formula di conclusione del conflitto che riprenda le pratiche di arbitrato arabe e islamiche, oltre ai valori del compromesso, inserendole nella cornice dello stato-nazione. Per salvare lo Yemen, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dovrebbe delegare l’OIC per porre termine al conflitto.
Abdullah Hamiddadin è PhD candidate al King’s College di Londra, scrive di religione, società mediorientale e politica, specialmente saudita e yemenita.
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