Libia Zoom

Lasciamo la Libia a Daesh?

Libia

Di Osman Mirghani. Asharq al-Awsat (11/06/2015) Traduzione e sintesi di Kaouther Rabhi.

Non c’è da stupirsi se l’espansione di Daesh (ISIS) sui territori libici si fa sempre più grande, di fronte ad una totale incapacità araba a salvare il Paese. Infatti, era sotto gli occhi di tutti che la situazione in Libia si è aggravata ed era, quindi, prevedibile che gruppi estremisti come Al-Qaeda, Daesh e altri ci trovassero terreno fertile, approfittando del caos che vi regna. Lo stesso dicasi per l’Iraq, la Siria e anche lo Yemen, con scenari più o meno diversi.

La reazione araba si è limitata a comunicati, denunce e riunioni varie, il che ha reso necessario un ricorso alle Nazioni Unite.

Si nota tuttavia una forte ingerenza di diversi Stati arabi e/o islamici nella questione libica, un’ingerenza che si è trasformata  in una specie di guerra fredda tra quelli più potenti: da una parte il Qatar, il Sudan e la Turchia sostengono alcuni islamisti, dall’altra, l’Egitto e gli Emirati Arabi fanno tutto il loro possibile per evitare che la Libia cada tra le loro mani. Il pericolo è più sentito in Egitto dove è arduo il conflitto con i  Fratelli Musulmani e i gruppi estremisti armati che hanno preso il controllo del Sinai.

La crisi libica ha ripercussioni dirette sui Paesi vicini, come la Tunisia, il Marocco e la Mauritania. Così come in Europa, dove il pericolo terroristico, associato al problema migratorio e al traffico di esseri umani, ha spinto alcuni governi europei, tra cui quello spagnolo, a optare per un intervento militare in Libia.

La situazione nel Paese rischia purtroppo di peggiorare. L’avvio di un dialogo sotto l’egida dell’ONU, insieme alla promozione del ruolo arabo sembrano essere l’unica via d’uscita.

Osman Mirghani è un giornalista e opinionista sudanese.

Vai all’originale

I punti di vista e le opinioni espressi in questa pubblicazione sono di esclusiva responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente il punto di vista di Arabpress.eu