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L’ascesa della letteratura araba in Occidente

libri letteratura

Di Brian Whitaker. Your Middle East (22/08/2015). Traduzione e sintesi di Chiara Cartia.

Ora più che mai i romanzi scritti da autori arabi stanno riscuotendo successo in Occidente, molti vengono tradotti in inglese e sempre più scrittori decidono di scrivere in inglese o in francese

Ma quali sono le conseguenze per gli scrittori e per i lettori? L’essere coscienti che c’è un pubblico sempre più ampio di lettori non arabi influenza gli scrittori arabi? E come vengono accolte queste opere da un pubblico così vario?

Queste sono alcune delle domande poste durante l’ultima edizione dello Shubbak Festival a Londra, lo scorso luglio.

L’autore anglo-siriano Robin Yassin-Kassab ricorda che quand’era studente, gli unici autori arabi tradotti erano il vincitore del premio Nobel Naguib Mahfouz e la femminista egiziana Nawal al-Sa’dawi, mentre ora ce ne sono molti di più.

Ma da dove nasce quest’interesse per la letteratura araba da parte di un pubblico non arabo?

C’è chi da una spiegazione più idealistica, come Marcia Lynx Qualey, gestore del sito Arablit, che sostiene che leggere vuol dire essere liberi e che leggere opere provenienti da una cultura diversa dalla nostra ci espone ad altri punti di vista e a un modo differente di costruire la letteratura.

Sinan Antoon, poeta e romanziere iracheno, lo interpreta invece come un “interesse antropologico o etnologico orientato ad entrare nella mente degli arabi”, tendenza che può condurre a una sorta di neo-orientalismo.

Ma questa tendenza è davvero da considerarsi negativa? Chi non parla in arabo non sempre può apprezzare un libro per le sue sfumature linguistiche, dato che molto si perde con la traduzione, ma forse si concentra di più su quello che un libro rivela della cultura araba. Un libro come “Palazzo Yacoubian” di Alaa al-Aswani, ad esempio, rende la realtà egiziana più comprensibile a chi non l’abbia mai vissuta.

Resta da vedere quanto gli autori scelti per essere tradotti siano rappresentativi della letteratura araba nel suo complesso. Ad esempio, la femminista Nawal al-Sa’dawi (che oggi ha 83 anni) è diventata il simbolo del femminismo arabo per antonomasia e secondo Robin Yassin Kassab il fatto che quasi tutti i suoi libri siano stati tradotti suggerisce che le sue opere si confacevano a una categoria prestabilita nella mente occidentale.

Antoon attribuisce questo fenomeno alla pigrizia degli editori e quegli scrittori scaltri che hanno capito come muoversi nel sistema per apparire. Altri autori, sempre secondo Antoon, scrivono direttamente per un pubblico americano e inglese ricettivo a questo nuovo tipo di narrativa orientalista, a differenza di quelli che devono ancora vedersela con la censura nei loro paesi d’origine.

Daniel Newman, capo del dipartimento di arabistica alla Durham University, ha rilevato che i libri scelti per essere tradotti seguono delle tendenze: ce ne sono molti che trattano di politica e molti i cui autori sono donne e in generale gli editori tendono a far emergere una certa immagine di quello che la letteratura araba dovrebbe essere.

Un’altra delle cause di questo processo è la “golfizzazione della cultura araba”, come la definisce Antoon, ossia gli Stati del Golfo – in particolare gli Emirati Arabi Uniti e il Qatar – i quali distribuiscono denaro promuovendo libri che non sono necessariamente i migliori esempi di letteratura araba.

Ci si chiede anche se la letteratura scritta direttamente in inglese o in francese sia da considerarsi comunque “letteratura araba”: se un autore vuol scrivere in modo critico sulla società araba, farà attenzione al rischio di confermare stereotipi?

Il dibattito rimane aperto e si estenderà a mano a mano che i libri e gli scrittori attraverseranno frontiere nazionali e culturali.

Brian Whitaker è un giornalista inglese. Dal 1999 al 2006 è stato caporedattore per il Medio Oriente di The Guardian.

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