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L’arma “Facebook” nello scontro in Iraq

Un crescente numero di pagine Facebook, finanziate da Iran e Stati Uniti, cercano di rafforzare l’influenza delle due potenze in Iraq; la politica del paese, nel frattempo, prova ad arginare queste intrusioni

di Zayd Salem. al-Araby al-Jadid (14/04/2020). Traduzione e sintesi di Pietro Menghini

Lo scontro tra Iran e Stati Uniti si è spostato dal piano politico e securitario a quello dell’informazione sui social media, come segnala l’Unità di Osservazione dell’Ufficio di Sicurezza Nazionale irachena. Questa Unità ha evidenziato un aumento delle pagine Facebook che, rifacendosi alla cultura irachena, attirano centinaia di migliaia di followers. Alcune diffondono notizie cercando di opporsi all’influenza iraniana in Iraq, si scagliano contro la corruzione nelle agenzie governative  e mettono in evidenza il caos generato dalle milizie e la necessità di ripudiare il settarismo e il razzismo in Iraq. Altre, al contrario, sostengono la presenza iraniana nel paese e si concentrano sulla resistenza islamica all’occupazione americana e sui crimini commessi da quest’ultima in Iraq.

Il responsabile della sicurezza nazionale, fondatore dell’Unità di Osservazione, ha dichiarato ad al-Araby al-Jadid di avere nel mirino le pagine che hanno un grande seguito tra gli iracheni, con più di 20 milioni di followers, e che ricevono sostegno da potenze straniere, in particolare dall’Iran e dagli Stati Uniti. Le pressioni delle proteste contro il governo e i partiti sono anche frutto dei contenuti diffusi su Facebook. Salem Mashkur, capo della commissione governativa per l’informazione, ha dichiarato che Facebook è da mesi teatro di una guerra politica per procura tra Iran e Stati Uniti e, per questo motivo, la commissione ha disposto la chiusura di alcune di queste pagine.

La mancanza di una legge sui crimini informatici rende questa l’unica misura possibile per le autorità. Bloccare queste pagine, come ha dichiarato il deputato di al-Fatah, Karim ‘Aliwi, non significa limitare la libertà di espressione ma proteggerla e organizzarla, sviluppando contenuti che puntino all’inclusione. Il deputato ha aggiunto che le pagine Facebook finanziate dall’estero provocano tensione e caos in Iraq, a causa della diffusione di notizie false. ‘Aliwi ha dichiarato poi che l’ambasciata americana cerca di distruggere l’Iraq e che ha nel mirino non solo le forze fedeli all’Iran, ma tutti i partiti nazionalisti, ribadendo il rapporto tra l’ambasciata e queste pagine. Il delegato della Commissione per le Comunicazioni e l’Informazione della Camera dei Deputati, ‘Ala Sakr, ha dichiarato invece che i media in Iraq godono di un ampio margine di libertà e che di conseguenza ci sono molte opinioni diverse. Una proposta di legge sui crimini informatici è già stata discussa in parlamento, ma alcune forze politiche temono che questa venga usata per mettere a tacere gli oppositori. Il delegato ha però ribadito l’importanza di regolamentare lo spazio internet a beneficio degli iracheni.

Zayd Salem è un giornalista iracheno che scrive su al-Araby al-Jadid.

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