Asharq al-Awsat (20/01/2012). Traduzione di Ilaria Antoniello.
I tunisini hanno celebrato l’anniversario della rivoluzione che ha portato alla fuga del presidente Ben Ali e all’inizio di un nuovo sistema politico e sembrano aver raggiunto il consenso sulla strada da percorrere. Non si può dire lo stesso dell’Egitto, dove dopo circa un anno dallo scoppio della rivolta del 25 gennaio 2011, gli interrogativi sono ancora tanti e riguardano principalmente: il cammino proposto dalla Giunta militare; la modifica di alcuni articoli della Costituzione come stabilito dal voto referendario; e le relazioni con l’ex-Presidente e la sua famiglia. Per questo i giovani hanno deciso di scendere nuovamente in piazza Tahrir il 25 gennaio 2012 per ribadire gli obiettivi della rivoluzione. Al contrario, gli islamisti, che hanno ottenuto la maggioranza alle elezioni, sostengono che la rivoluzione ha conseguito il suo scopo e che il popolo ha espresso la propria volontà nelle elezioni appena trascorse e lo farà altre due volte: la prima votando la nuova Costituzione e la seconda eleggendo il Presidente della Repubblica. Intanto, Muhammad El-Baradei ha rifiutato l’incarico di capo del nuovo governo e ha annunciato il ritiro della sua candidatura alla presidenza della repubblica senza addurre particolari motivazioni. È chiaro che l’ex direttore generale dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica imputa la responsabilità degli errori commessi nella configurazione del periodo di transizione alla Giunta Militare, errori che sono la causa degli attuali disordini e che vengono ricondotti al mancato passaggio del potere dall’esercito al popolo così come richiesto dai giovani manifestanti.I giovani credono che la Giunta militare farà tutto il possibile per restare al potere e che l’accordo siglato con i Fratelli Musulmani, in base al quale i militari cederebbero parte dei loro seggi, e quindi la guida del Parlamento, a quest’ultimi, è solo il primo passo in questa direzione. Il secondo passo riguarda, invece, la Costituzione, che secondo il recente patto dovrà essere scritta con il consenso delle due parti, e la scelta della commissione ad hoc che si occuperà della sua stesura. I punti cruciali della nuova Costituzione sono: l’articolo 3, che riguarda il ruolo dell’Islam e della sharia nello Stato; gli articoli che si riferiscono alle libertà fondamentali e alla cittadinanza e, infine, le caratteristiche del nuovo sistema politico, e cioè se si opterà per una repubblica presidenziale o per una repubblica parlamentare.In conclusione, il problema principale oggi, ad un anno dalla caduta di Mubarak, è la mancanza di fiducia tra le parti in campo, e cioè i giovani, l’esercito e i Fratelli Musulmani.
io voglio bene egitta mia vitta.