Di Boualem Sansal. Le Monde (15/04/2014). Traduzione e sintesi di Chiara Cartia.
Mi è stata chiesta un’opinione sulla società algerina nel momento in cui è in corso l’elezione presidenziale e in particolare su cosa bisogna pensare delle manifestazioni di strada che hanno recentemente messo in subbuglio il Paese. La risposta è semplice: non esistono né una società algerina, né un Paese, né tanto meno delle elezioni presidenziali e per finire, dirò anche che non esistono le manifestazioni. L’Algeria è una finzione vivente, qui è tutto virtuale.
Gli algerini lo sanno e si comportano di conseguenza: vivono tra di loro, in famiglia, nel quartiere, si aggrappano al quotidiano e non guardano da nessun’altra parte. Il quartiere vicino è un altro mondo, misterioso e stressante. Tre passi nella direzione sbagliata e si cambia tribù, lingua, religione, modo di essere.
Quando si sa questo si sa tutto dell’Algeria e sugli algerini. Il resto è mera propaganda, chiacchiere da imam. Il discorso “Un Paese, una Nazione, una lingua, una religione, un Presidente” non attecchisce più. Gli algerini non ci credono più, hanno già dato abbastanza. Non ascoltano neanche più gli echi di quei mondi lontani che un tempo li facevano sognare ad occhi aperti: l’Europa e l’America per alcuni, l’Iran e l’Afghanistan per altri. La vita è a casa propria nel presente.
Quando un Paese si riduce a una strada e la vita alla sua espressione più semplice, la disintegrazione è prossima ed è proprio quello che sta succedendo all’Algeria. Gli algerini si godono lo spettacolo da lontano per avere una visione più ampia possibile della situazione: è affascinante veder morire Bouteflika, è come assistere all’estinzione dei dinosauri.
Questo popolo vive nell’attesa che finisca un mondo e che se ne apra un altro. C’è un segno che non inganna che annuncia tempi nuovi: la curva dei matrimoni e delle nascite sta conoscendo un’impennata, è una spinta vitale che sta mettendo radici ovunque.
Altro segno di rinnovamento è che il credito bancario è esploso, i soldi del petrolio colano a fiotti ed è impossibile non essere travolti dai fiumi dell’abbondanza. I disoccupati non hanno più bisogno di lavorare, un algerino consuma come un americano e fa la fortuna della Cina. Questa è la situazione. Sembra che la storia sia arrivata a un bivio e che non possa più aspettare ferma. Il 17 aprile si saprà se è finalmente venuta l’era dell’uomo o se il regno dei dinosauri si prolungherà di qualche milione di anni.