La Turchia di Erdogan tra aborto e questione curda

La Turchia è nel mezzo di un vero e proprio scontro politico interno, stavolta generato non dalla questione curda, dal confronto tra militari e islamisti o dalle posizioni da tenere circa alcune questioni di politica internazionale. Il nodo del dibattito è un tema che riguarda la cosiddetta politica etica, e più specificamente l’aborto. Il 26 maggio scorso il Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan si è infatti scagliato contro la pratica dell’aborto, definendola senza mezzi termini un “omicidio”. Non solo: Erdogan è andato a stimolare l’immaginario collettivo, arrivando a paragonare l’aborto al raid aereo di Uludere, nel Kurdistan turco. Il riferimento è all’episodio dello scorso 28 dicembre 2011, in cui per errore due F-16 dell’Aereonautica turca bombardarono un gruppo di villaggi con lo scopo di colpire dei guerriglieri del PKK, ma uccidendo 34 civili innocenti.

Dopo le dichiarazioni del Primo Ministro, che hanno suscitato un acceso dibattito interno tra il governo e i difensori dei diritti umani e delle donne, Erdogan è andato addirittura oltre, annunciando un piano di legge da presentare in Parlamento, che equipari la pratica abortiva all’omicidio e che limiti o vieti l’aborto. Allo stato attuale, infatti, per la legge turca l’aborto è permesso se effettuato entro le prime dieci settimane dal concepimento. Il Ministro della Sanità Recep Akdag ha appoggiato l’iniziativa, aggiungendo che lo Stato sarebbe pronto a farsi carico dei bambini nati come frutto di uno stupro.

La nuova campagna di Erdogan è stata vista da molti osservatori come il segnale di inizio della sua personale corsa alla Presidenza della Repubblica. Nel 2014, infatti, i cittadini turchi saranno chiamati per la prima volta ad eleggere direttamente il Capo dello Stato – mentre fino ad ora l’elezione era indiretta ed era prerogativa del Parlamento – il cui mandato è inoltre stato allungato da 5 a 7 anni. Non solo: il fatto che Erdogan abbia usato, come termine di paragone per l’aborto, l’eccidio di Uludere, potrebbe non essere casuale. Allo stesso tempo, infatti, il Primo Ministro riconosce che quell’episodio è stato un atto da condannare apertamente – pur se commesso dallo Stato – e si appella indirettamente ai cittadini del Kurdistan. In tal modo, Erdogan cercherebbe una riconciliazione con la comunità curda e spererebbe in un appoggio da parte di quest’ultima nella battaglia contro l’aborto, confidando nel fatto che tradizionalmente si tratta di una popolazione rurale e conservatrice.

Stefano Maria Torelli

Zouhir Louassini. Giornalista Rai e editorialista L'Osservatore Romano. Dottore di ricerca in Studi Semitici (Università di Granada, Spagna). Visiting professor in varie università italiane e straniere. Ha collaborato con diversi quotidiani arabi tra cui al-Hayat, Lakome e al-Alam. Ha pubblicato vari articoli sul mondo arabo in giornali e riviste spagnole (El Pais, Ideas-Afkar). Ha pubblicato Qatl al-Arabi (Uccidere l’arabo) e Fi Ahdhan Condoleezza wa bidun khassaer fi al Arwah ("En brazos de Condoleezza pero sin bajas"), entrambi scritti in arabo e tradotti in spagnolo.

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