Di Eva Tapiero. The times of Israel. Sintesi di Giusy Regina.
Il viaggio proposto è virtuale e gratuito, all’insegna della fantasia intellettuale e artistica: un invito a scoprire per due giorni l’arte israeliana e palestinese in tutte le sue forme.
Dopo il successo della prima edizione dello scorso anno e più di un migliaio di visitatori, Ines e Kenza, entrambe di 25 anni, hanno deciso di intraprendere l’avventura per il secondo anno consecutivo con l’esperienza del festival “Pèlerinage en décalage”.
Un viaggio verso l’ignoto
Il festival, che riunisce artisti israeliani e palestinesi, cerca di “combattere i fantasmi intorno a Israele e Palestina e stimolare la curiosità”, spiega Ines.
Essi cercano di mostrare “l’altro in tutta le sue sfaccettature” attraverso l’arte che secondo loro “blocca molto meno rispetto al dibattito politico che mette le persone sulla difensiva; il mezzo artistico invece è ciò che c’è di più ricco, di più impegnativo e di più sottile per trasmettere questi messaggi”, aggiunge Kenza. Per questo il festival si svolge a Parigi.
I fondatori sottolineano che l’evento artistico è per coloro che, francesi o stranieri, non si trovano sul posto, per scelta o per impossibilità di partecipare al pellegrinaggio. “Con la scelta di Parigi, puntiamo anche ai pellegrini di tutto il mondo. (…) L’anno scorso libanesi e israeliani insieme hanno ballato sui tavoli e per noi è stata una vittoria“.
È stato fatto anche uno sforzo particolare per coinvolgere i giovani.
Quest’anno, trenta artisti si muoveranno, la metà dei quali palestinesi e l’altra israeliani.
Jasmin Avissar (danzatrice contemporanea israeliana) e Osama Zaatar (scultore palestinese) parteciperanno al festival. I due artisti, sposati e residenti a Vienna, presenteranno anche il documentario “Love During Wartime”, che racconta la loro storia d’amore.