Di Ilias Harfoush. Al-Hayat (18/06/2017). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.
Russi, iraniani, americani e le Forze di Mobilitazione Popolare (FMP) si contendono oggi la testa dell’uomo più ricercato al mondo, vivo o morto: Ibrahim Awed al-Badri, meglio noto come Abu Bakr al-Baghdadi.
Ecco che il ministero della difesa russo si è affrettato a diffondere la notizia dell’assassinio del leader di Daesh (ISIS) in un raid diretto verso la città siriana di Raqqa dove sembrerebbe che al-Baghdadi stesse incontrando alcune guide del suo regime e le sue guardie lo scorso 28 maggio. Sempre da Mosca arriverebbero altri dettagli sull’ora dell’attacco, tra le 00:35 e 00:45. Tuttavia, la Russia al momento non dispone di alcuna prova che possa confermare quanto dichiarato, né tantomeno possiede alcun corpo o conferma del luogo dell’attacco. Allo stesso tempo, niente è stato riportato da Daesh, benché siano trascorse tre settimane dal presunto omicidio.
Gli Stati Uniti hanno posto un premio pari a 25 milioni di dollari sulla cattura o uccisione di al-Baghdadi di cui – qualora venisse confermata la versione di Mosca – non potrebbe usufruire la Russia, che si considera un suo alleato naturale nella lotta al terrorismo ribadendo che la cattura dei suoi leader non avrebbe nessun prezzo. Tale premio avrebbe però una certa valenza data l’importanza che riveste al-Baghdadi nella guida e nell’organizzazione delle operazioni terroristiche nel mondo e quindi la sua cattura segnerebbe un duro colpo alle forze Daesh, anche se, come sostengono molti analisti, non metterebbe fine al terrorismo stesso.
Quel che emerge dalle informazioni disponibili è che nell’ora esatta ricordata da Mosca al-Baghdadi e la sua combriccola si trovavano nella zona di confine con la Siria adiacente all’Iraq, in seguito alla caduta del villagio di al-Ba’aj per mano delle Forze di Mobilitazione irachene verso la fine del mese scorso. Come ricorda anche il giornalista di “The Guardian”, Martin Chucolv, dalla città di al-Ba’aj, al-Baghdadi soleva sostare nel villaggio iracheno e spostarsi ogni sera tra dieci case diverse. Chucolv conferma che Daesh aveva messo in atto delle operazioni di bombardamento contro il centro dell’FMP quando si fece prossima la presa di al-Ba’aj per permettere ai leader del regime di fuggire verso la Siria insieme ai propri familiari.
Sebbene vi siano molti dubbi sulla versione russa, di certo al-Baghdadi non è immune da una cattura o uccisione, nonostante le diverse misure di sicurezza adottate dagli alti dirigenti dell’organizzazione, come il mancato utilizzo di mezzi di comunicazione di massa o di cellulari.
Resta il fatto che la morte di al-Baghdadi, qualora fosse confermata, avrà un forte eco sia all’interno di Daesh che all’esterno. Proprio l’assenza di prove certe ci porta a dubitare della versione russa.
*Ilias Harfoush è un giornalista e scrittore llibanese, editorialista del portale al-Hayat.
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