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La paura del sarcasmo

A protester rallies in support of Al Jazeera journalists Abdullah al-Shami and Mohammed Sultan, who were detained by Egyptian authorities, in front of the Press Syndicate in Cairo, June 1, 2014. According to Al Jazeera's website, the two journalists have been in detention since August last year for providing information to the Muslim Brotherhood. The government has declared the Brotherhood a "terrorist group". The Brotherhood says it is a peaceful organisation. REUTERS/Mohamed Abd El Ghany (EGYPT - Tags: POLITICS CIVIL UNREST) - RTR3RQ5B

Di Ziad A.Akl, Daily News Egypt, (03/02/2015) Traduzione e sintesi di Chiara Cartia

Tra le varie caratteristiche da attribuire al periodo successivo ai sollevamenti del 30 giugno in Egitto c’è un’ovvia paura del sarcasmo e della satira. Negli ultimi due anni, la società egiziana e lo Stato hanno dimostrato un’ostilità crescente verso gli oppositori al regime, la satira e la diversità. Chi ha osato uscire dai modelli prestabiliti, ha dovuto far fronte a risposte virulente.

Qualsiasi manifestazione satirica ha ricevuto repliche punitive e l’opposizione è stata schiacciata da leggi repressive e da un rigido discorso patriottico che tenta di definire gli interessi nazionali sulla base di un punto di vista ristretto e moralista.

Il clima in Egitto sta diventando sempre più repressivo e la sfera pubblica sta scomparendo.

Dopotutto, da uno Stato che reprime con tutti i mezzi azioni collettive pacifiche, usa la violenza contro l’opposizione politica, politicizza le sentenze giuridiche e restringe di continuo lo spazio per la ricerca sociale e politica perseguitando ricercatori e giornalisti, non ci si aspetta che tolleri il sarcasmo o che accetti visioni politiche alternative. Tuttavia, la risposta dei media e di alcuni segmenti della società egiziana è stata interessante.

La satira in Egitto di solito si scontra con un’opposizione di tipo morale. In particolare negli ultimi due anni questa opposizione morale ha preso toni nostalgici inneggiando ai valori perduti della virtuosa società egiziana di un tempo. Questa critica morale nostalgica non è solo diretta al sarcasmo ma anche al comportamento collettivo, alle scelte individuali e anche ai diritti umani fondamentali.

La gente tatuata viene criticata perché non dimostra un rispetto religioso adeguato, chi fa satira politica viene accusato di tradire la patria. Ci si dirige verso una società che non è più capace di essere tollerante, nega l’individualità e mette in valore il conformismo. Inoltre l’influenza del patriarcato nella società e nella politica egiziana non può essere ignorata se si vuole fare un quadro della percezione pubblica della satira.

Non sono sicuro che la morale a cui anelano coloro che vogliono un ritorno al passato sia mai esistita. Ho vissuto in Egitto per più di 30 anni e ho studiato attentamente la società e la storia di questo paese ma non mi è riuscito di trovar quest’utopia morale che i media egiziani stanno rimpiangendo da due anni.

Aggiungerei anche che i fenomeni sociali non sono statici e che non si può mantenere lo stesso tipo di morali e di valori collettivi per più di un certo tempo. Mentre le leggi e  i comportamenti possono essere statici, i valori e le morali sono un prodotto di una moltitudine di fattori che sono costantemente  riconfigurati dalle interazioni tra forze sociali e dinamiche politiche dominanti. Per questo la nostalgia morale non è altro che una bugia vuota per mantenere uno status quo defunto e resistere a un cambiamento necessario.

Negli ultimi due anni, lo Stato ha varato dei decreti per penalizzare gli insulti alle istituzioni statali. Come molti altri decreti emessi durante questo periodo, la terminologia usata è evasiva e oscura. Cosa si intende esattamente per un “insulto”? Qual è il fondamento logico dietro questa definizione? Nel decreto non si trova nessuna risposta a queste domande.

Tuttavia, leggi che teoricamente dovrebbero proteggere il prestigio dello Stato, riflettono invece la convinzione che la satira contraddica la legittimità dello Stato, incrinando la sua immagine di superiorità. Prendere in giro non è un crimine a sé stante ma prendere in giro lo Stato e le sue istituzioni sì. Ma, parliamo seriamente, quanto dev’essere vulnerabile la legittimità di uno Stato perché le sue fondamenta sovrane siano scosse da una battuta?

Che piaccia o no ai nostalgici della morale, la struttura dei valori nella società egiziana sta cambiando. Non si parla di una variazione in meglio o in peggio, si parla solo di differenza. L’Egitto non è mai stato un campione di morale e questa non si raggiungerà di sicuro reprimendo la diversità e la satira. La satira non minerà mai le basi della sovranità o il prestigio di uno Stato. Semmai saranno le azioni dello Stato a farlo. In ogni caso, si sa, ad incoraggiare la legittimità di uno Stato sono le leggi, la trasparenza e il rispetto dei diritti umani e della diversità.

Ziad A.Akl è un analista politico e sociologo. E’ un ricercatore all’ Egyptian Studies Unit al Al-Ahram Center for Political and Strategic Studies.

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