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La musica araba incontra quella elettronica, con Pasquale Citera

 pasqualeBuongiorno a tutte e tutti. Oggi vi propongo un argomento non facile anzi, direi piuttosto ostico per moltissimi. Anche per questo, credo, è doveroso dedicargli un po’ di attenzione. Non molto tempo fa è uscito un articolo, su Arabpress, che riguardava il Festival della musica elettronica che si è tenuto, recentemente, al Cairo. Trovo molto interessante il ponte che si crea tra la musica del mondo arabo e quella colta contemporanea, in particolare quella elettronica. È la dimostrazione di come i linguaggi artistici, le espressioni culturali, il modo di comunicare e di incontrarsi, si aprano continuamente a soluzioni innovative ed originali. 

L’articolo a cui mi riferivo era questo: https://arabpress.eu/egitto-100-live-il-festival-di-musica-elettronica-al-cairo/

Ho pensato, quindi, di fare un collegamento molto interessante, secondo me, con lavori sulla musica elettronica che vengono portati avanti, non propriamente alla portata del grande pubblico, anche da noi in Italia e, come in questo caso, costituiscono un ponte tra la musica elettronica e quella araba. Vedremo come e perchè, parlandone direttamente con il musicista che ho intervistato per voi, Pasquale Citera.

 – Pasquale, lascio a te la parola, vuoi presentarti ai lettori?

 P.: Certo, volentieri! Sono un compositore di musica Musica Elettroacustica Contemporanea, ovvero musica che si serve degli strumenti tradizionali della tradizione musicale occidentale (magari suonati con tecniche non usuali), modificati elettronicamente o integrati con altre fonti sonore provenienti da strumenti elettronici o prese in prestito da altre culture musicali. Un campo vastissimo, aperto alle ricerche di ogni tipo, che trova nei mezzi di elaborazione elettronica i punti più interessanti di evoluzione del linguaggio musicale contemporaneo.

 C.: In relazione al recente Festival della musica elettronica del Cairo, ribadiamo ai lettori che anche noi, in Italia, abbiamo manifestazioni importantissime e musicisti che sono appassionati cultori di musica contemporanea ed elettronica, nel caso specifico e che, come nel tuo caso, hanno anche notevoli competenze e interesse per la cultura e la musica araba, giusto? Ce ne vuoi parlare?

 P.: Studiando Musica Elettronica al Conservatorio di Santa Cecilia, a roma,  ho avuto modo di entrare a contatto con la meravigliosa esperienza dell’EMUfest, il festival internazionale di musica elettroacustica ideato dal M°Giorgio Nottoli e, facendo parte dello staff tecnico dalla prima edizione, ho potuto relazionare le mie conoscenze musicali con quelle dei compositori di tantissime altre nazionalità e culture musicali diverse, contribuendo a far ampliare la curiosità e l’attenzione sugli altri tipi di linguaggi esistenti negli altri mondi musicali.

Riguardo la cultura e la musica araba invece, l’interesse è cresciuto parallelamente ai miei passati studi universitari di lingue orientali. Apprendendo lingua e cultura araba, lo studio della loro musica o comunque di quella del Vicino Oriente in genere, è stato un passo per me abbastanza obbligato. Non fosse altro per l’interesse ai quarti di tono, usuali nella musica orientale e molto sfruttati nella musica contemporanea. Scoprendo, poi, le numerose affinità tra la musica araba e la musica popolare del Meridione, tra la lingua araba classica e moltissimi termini dei dialetti della Campania – più precisamente della mia terra d’origine ovvero il Vallo di Diano – usare sistemi e costruzioni della musica araba o ispirati ad essa nelle mie composizioni, è risultato naturale, sentendo tali costruzioni come facenti parte a pieno titolo del mio background culturale.

 C.: Pasquale, so che hai un progetto, su cui stai lavorando, che riguarda la musica palestinese. Come è nata questa idea e, se puoi,  dacci qualche anticipazione anche se, per ora, solo a parole. Rimandiamo al prossimo futuro per un altro articolo, su di te e sul tuo progetto, in cui finalmente potremo gustare l’ascolto della tua musica. Nel frattempo, però, suggeriamo un link  per favorire i lettori nel familiarizzare con la tua musica.

http://soundcloud.com/paxxx

P.: Empaticamente ho sempre sentito una “vicinanza” con la situazione della nazione palestinese, un popolo con una cultura ricca e profonda che mi affascina profondamente. L’elettronica, a mio avviso, dà una grande possibilità di “integrazione culturale”. Essendo creata con strumenti digitali che non hanno le antiche radici culturali che altri strumenti portano con sé (come il flauto o gli archi, per esempio), risulta essere un contenitore ibrido nel quale è molto facile far confluire differenti fonti musicali, ognuna con la propria storia che, tramite la modifica elettroacustica, si amalgamano facilmente tra loro. Una sorta di incontro culturale digitale.

 C.: Grazie, è un’osservazione molto interessante. C’è stato anche un motivo preciso e concreto, per la nascita del tuo progetto?

P.: Sì, ho iniziato a pensare a questo progetto di composizione quando mi fu chiesto, da parte dell’ensemble “Le Partenidi”, di scrivere qualcosa per loro. Questo ensemble è formato da quattro bravissime musiciste molto attente e propense alla musica contemporanea. Sto scrivendo questa composizione per due voci sole che sarà basata sulla elaborazione elettronica e successiva trascrizione vocale di due canti, uno yiddish ed uno palestinese. Essendo ancora in costruzione, sono le uniche cose che, per ora, riesco a dire con certezza.

C.: Certo, aspetteremo che il progetto sia pronto e poi ci aggiorneremo. Dimmi 
 un’ultima cosa: la musica elettronica non è argomento facile, né da trattare a parole né da ascoltare, soprattutto per i non addetti ai lavori. Puoi darci qualche consiglio utile per avere un approccio migliore per la sua fruizione, comprensione e, quindi, per avere maggior possibilità di apprezzarla nelle sue caratteristiche?

 P.: Il problema della musica elettronica – e della musica classica contemporanea in genere – è che non viene studiata quasi per niente nelle scuole dell’obbligo e nei licei (spesso poco anche nelle classi di strumento dei Conservatori) e di conseguenza non vi è un “mercato” tale come può essere quello dell’arte figurativa contemporanea. Tutti conosciamo Picasso, Warhol, Dalì e Mirò, ci ricordiamo almeno un’opera per ognuno di questi artisti. Non è così invece per i grandi della musica contemporanea tipo Berio, Penderecki e Nono, per citare solo i più famosi. Si conosce magari Stockhausen perché stava sulla copertina di Sgt. Pepper dei Beatles o Ligeti per la colonna sonora di alcuni film di Kubrick, insomma sempre per “altro utilizzo” rispetto alla musica stessa.

La musica elettroacustica è meno fruibile come facilità d’ascolto poiché ha una costruzione più complessa rispetto ad altri tipi di musiche (gli universi pop, rock, jazz per esempio) ma proprio per questo motivo, ha un impatto molto più profondo sulla percezione dei suoni. Spesso si ritiene che sia una musica più adatta ad un pubblico addetto ma, paradossalmente, dovrebbe invece suonarci molto più “familiare” poiché usa suoni ed aspetti più vicini alla nostra epoca “rumoristica e tecnologica”, rispetto ai suoni di una orchestra classica; senza contare poi che da quando esiste, la musica elettroacustica è stata il banco di ricerca e sperimentazione per tantissimi aspetti, sfociati poi nei generi musicali “di consumo”.

L’unico consiglio che posso dare con certezza è cercare di conoscere e “studiare” questo tipo di musica con lo stesso approccio e la stessa curiosità nel cercare i nessi logici che si usano nella contemplazione dell’arte figurativa contemporanea; la musica elettroacustica è molto meno astratta di quel che, ad un primo ascolto, può risultare.

C.: Grazie Pasquale, a presto!

 P.: 
Grazie mille a te. 


About the author

Cinzia Merletti

Cinzia Merletti è musicista, didatta, saggista. Diplomata in pianoforte, laureata in DAMS, specializzata in Didattica e con un Master in Formazione musicale e dimensioni del contemporaneo. Ha scritto e pubblicato saggi sulla musica nella cultura arabo-islamica e mediterranea, anche con CD allegato, e sulla modalità. Saggi e articoli sono presenti anche su Musicheria.net. Ha all'attivo importanti collaborazioni con musicisti prestigiosi, Associazioni culturali e ONG, enti nazionali e comunali, Conservatorio di Santa Cecilia, per la realizzazione di eventi artistici, progetti formativi ed interculturali tuttora in corso.

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