Di Khattar Abu Diab. Al-Arab.co.uk (13/07/2019). Traduzione e sintesi di Alessandro Tonni
L’Iran non allenta la tensione dell’escalation e ha cominciato a svincolarsi dal Trattato di non proliferazione nucleare e così la pressione americana si è fatta più forte ed ha imposto sanzioni più severe.
L’Europa si sta impegnando a fungere da mediatore per abbassare la tensione e la Francia è entrata in scena per impedire che la situazione possa sfuggire di mano. Ma il successo di questi sforzi urta contro l’indisposizione dell’Iran a negoziare con l’amministrazione americana senza che venga prima posto un fermo alla “guerra economica”. Inoltre, le difficoltà aumentano con la probabilità che l’Iran violi i suoi impegni in merito al processo di arricchimento dell’uranio prima che gli americani abbandonino unilateralmente il Trattato di Vienna.
Stando a quanto sembra, l’Iran sta tentando di mettere in moto ogni tipo di misure e di manovre militari ben calcolate pur di rimanere al limite dello scontro. In questo senso, quindi, un esperto francese dell’istituto di analisi strategica ha sostenuto che “ le misure annunciate dagli iraniani li stanno mettendo in una posizione di incompatibilità con gli impegni presi, ciò nonostante, essi non hanno dato prova di avere ripreso il programma militare atomico. Questi sono solo atteggiamenti politici che rimangono sul piano di una prova di forza per alzare i toni e preparare il terreno per i negoziati politici“.
Gli iraniani sono stati disposti ad accettare un dialogo con qualche riserva, diversamente da come era stata la situazione tra il maggio 2018 e il maggio 2019 (durante questo intero anno Teheran non aveva risposto positivamente ai numerosi tentativi dei francesi per un dialogo serio sul tema dell’arricchimento dell’uranio e anche su quello dei missili balistici e delle crisi regionali). Così dunque, Emmanuel Macron ha insistito nei suoi sforzi e ha inviato per la seconda volta come suo delegato il diplomatico Emmanuel Bon. Ciò è stato reso possibile dopo un incontro diretto con il presidente Trump, a margine del vertice di Osaka. Nel corso dell’incontro, Bon ha ben compreso che il presidente americano è “intenzionato a trovare una scappatoia con l’Iran senza arrivare ad uno scontro, cosa che ha influito in positivo nella sua campagna elettorale presidenziale.”
Sarà difficile che l’esecutivo iraniano accetti di negoziare con gli Stati Uniti fino a che non verranno tolte le sanzioni petrolifere americane e in linea pratica l’amministrazione Trump non è intenzionata a sospendere queste sanzioni. In tal senso, gli iraniani tentano di mettere in piedi delle azioni di manovra nelle acque del Golfo per raggiungere due scopi: il primo, sarebbe quello di far capire agli Stati Uniti, ai suoi alleati e agli europei che l’Iran non sarà l’unica nazione che pagherà il prezzo della strategia della massima pressione avviata dagli Stati Uniti. Il secondo scopo, è invece quello di ottenere un maggiore margine di influenza, dopo aver preso la decisione di tornare nuovamente al tavolo dei negoziati.
Quindi, appare in modo evidente che nessuna delle due parti vuole una guerra e che gli americani faranno un passo indietro nelle loro intimazioni e questo è un punto a favore del fronte iraniano, dato che l’intenzione dell’avversario, le sue capacità di azione e le sue mosse nei prossimi mesi sono oggetto di attenta valutazione, nel quadro di una corsa col tempo e di una prova di resistenza in vista delle elezioni presidenziali americane del 2020.
Khattar Abou Diab è un politologo franco-libanese, specialista in Islam e Medio Oriente, è professore di Scienze politiche al Centro Internazionale di Geopolitica a Parigi.
Vai all’originale: https://alarab.co.uk/ترنح-الاتفاق-النووي-مع-إيران-والمسعى-الفرنسي
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