Di Fares al-Khattab. Al-Araby al-Jadeed (01/10/2017). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.
Della crisi del Golfo, che vede coinvolti il Qatar e le sue “sorelle”, nessuno dubita che le rivendicazioni e le richieste degli Stati del boicottaggio facciano in realtà parte di un progetto molto più ampio, il cui fine è il cambiamento politico del Paese e l’allontanamento dal potere del suo emiro, lo Sheikh Tamim Bin Hammad al-Thani, a causa di una opposizione interna (e fabbricata).
Tuttavia, da parte sua, il Qatar è riuscito ad affrontare la crisi in maniera eccezionale, grazie alla mediazione di esponenti di politica estera e altre rappresentanze del Paese. Non ultima la partecipazione dello Sheikh Tamim Bin Hammad al-Thani al Consiglio Generale delle Nazioni Unite che ha sorpreso soprattutto per il suo discorso, dove ha accusato gli Stati del boicottaggio di “aver pianificato il tutto per costringere il suo Paese ad una tutela internazionale”.
Dinanzi alla forza del Qatar nell’affrontare una simile crisi senza precedenti e che continua dallo scorso 5 giugno, la quale vede esposti i suoi cittadini, le proprie forze e interessi economici e sociali, i fronti dell’opposizione hanno iniziato a frantumarsi. Da qui, si sono generati due eventi importanti: il primo riguarda la disintegrazione del patto di assedio e l’accettazione del principio di un dialogo diretto con il Qatar, oppure la perdita di sicurezza non solo per la regione del Golfo ma per tutte le altre parti coinvolte.
È opportuno elencare allora alcuni punti forza del Qatar. Uno dei primi elementi – evidenziati anche da ricercatori e seguaci del caso – è senz’altro l’unità del suo popolo, che appoggia interamente l’emiro del Paese testimoniata anche dall’accoglienza pubblica a lui riservata di ritorno dai suoi viaggi. Un secondo elemento di forza rimanda alle capacità del Qatar di gestire la crisi e il conflitto, rappresentato nella prima mossa del governo verso la difesa della base turca a Doha e l’apertura verso una cooperazione economica con tutti gli Stati, in primis l’Iran per la sua prossimità geografica. Oltre a ciò, da notare anche la tranquillità del suo giovane ministro a superare tutti gli ostacoli internazionali indebolendo le posizioni dei suoi avversari.
Un altro elemento molto importante è stata la determinazione del Qatar a negare il tratto terrorista ad esso attribuito, ponendo dei limiti di separazione tra sé e qualsiasi rivoluzione nata contro la tirannia e il tiranno. Doha ha dichiarato di essere e di rimanere una piazza e un’arenza per risolvere le controversie in modo amichevole e tramite negoziati con le parti coinvolte in conflitti armati che mirano a destituire la sicurezza o stabilità di questo o quell’altro Paese. Lo Stato del Qatar è quindi determinato a sostenere la sua sovranità nazionale e ad impedire che venga compromessa. La sua priorità era quella di rafforzare l’identità nazionale dei suoi cittadini e stabilire le basi di tutte le cabine governative del Qatar, incoraggiandole a raggiungere dei risultati.
Per concludere, le capacità dei Cinque Paesi e le loro azioni, sostenute da prospettive finanziarie illimitate, non sono riuscite a compromettere le cinque personalità del Qatar e di questo il suo popolo dovrebbe essere davvero orgoglioso.
*Fares al-Khattab è uno scrittore iracheno con sede a Londra.
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