Di Mustafa ‘Anbar. Al-Youm al-Sabea (26/6/2015). Traduzione e sintesi Alessandro Balduzzi.
Come gli altri Paesi del Golfo, anche il Kuwait è interessato dalla presenza sciita, riconducibile ai flussi migratori dall’Iran, ma ciò che lo differenzia è il potere di cui gode questa minoranza che non supera il 20% della popolazione. La comunità sciita svolge un ruolo rilevantissimo in ambito economico e politico, il che nel 2006 ha spinto il governo a garantire nella città di Rumaithiya lo svolgimento in piena sicurezza di un corteo funebre in memoria del martirio di Husayn ibn Ali, parte integrante delle celebrazioni della Ashura.
Alle elezioni del 2013, gli sciiti, la maggioranza dei quali si concentra nella capitale e nelle regioni circostanti, ha ottenuto 8 seggi sui 50 complessivi all’interno dell’assemblea generale kuwaitiana, risultato importante a prescindere dal calo rispetto ai 17 rappresentanti sciiti della legislazione precedente. Nonostante il notevole peso all’interno dell’esercito, della polizia e del consiglio dei ministri, la comunità sciita lamenta varie difficoltà, come quella di ottenere i permessi per edificare proprie moschee.
Altre richieste avanzate dalla componente sciita sono l’istituzionalizzazione della Ashura come festività nazionale, l’insegnamento del pensiero duodecimano nelle scuole e nelle università, l’eliminazione dai programmi scolastici della definizione degli sciiti come non credenti, la concessione in maniera veloce e in numero illimitato di autorizzazioni per la costruzione di luoghi di culto husseiniti. Alcuni fanatici chiedono addirittura di cancellare dai piani di insegnamento la vita e le opere dei califfi ben diretti, cioè Abu Bakr, Umar ibn al-Khattab e ‘Uthman.
In Kuwait i partiti sono proibiti e la comunità sciita è distribuita in vari raggruppamenti politici, tra cui alcuni dei più significativi sono l’Alleanza Nazionale Islamica o il gruppo Dar al-Azhra’, che rappresenta i grandi commercianti sciiti del Paese.
Gli sciiti del Kuwait hanno un legame consolidato con l’Iran. I rapporti tra due Stati hanno subito l’influenza del contesto internazionale, in particolare durante il periodo di crisi e tensione concomitante con il conflitto tra Iran e Iraq negli anni Ottanta e Novanta, ma, ciononostante, il Kuwait e il suo governo guardano ancora a Teheran come a un attore strategico con cui si deve interagire. E sono proprio i rapporti con l’Iran alla base delle accuse avanzate dai sunniti kuwaitiani nei confronti dei loro compatrioti sciiti, i quali aspetterebbero il momento adatto per collaborare con i regimi di Iraq e Iran.
Secondo uno studio, la comunità sciita del Kuwait si suddivide in numerose correnti, sia religiose che laiche, con quest’ultime spesso a fianco del governo nell’opposizione all’influsso delle autorità religiose. I movimenti religiosi possono essere divisi in tre correnti: una iraniana, nata dopo la rivoluzione khomeinista del 1979 e avente come punto di riferimento le autorità di Teheran; una shirazita, che si rifà al leader religioso iracheno Mohammad al-Shirazi, che visse in Kuwait dal 1971 al 1980; e infine una sceiccale, separatasi dallo sciismo duodecimano nel diciannovesimo secolo per mano di Ahmad al-Ahsa’i.
Mustafa ‘Anbar è un giornalista egiziano.
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