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La Cina bussa alle porte del Medio Oriente: quando la politica segue l’economia

cina medio oriente
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Di Mustafa al-Libad. As-Safir (25/01/2016). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

La recente visita del presidente cinese, Xi Jinping, in Medio Oriente ha rappresentato un avvenimento importante e di grande portata storica, soprattutto perché avvenuta in un momento di cambiamento, a livello internazionale e regionale, e diverso dall’ultimo viaggio del presidente nella regione avvenuto sette anni fa. A seguito di vari mutamenti a carattere mondiale, sono emerse le spaccature all’interno di quel sistema internazionale unipolare guidato dagli Stati Uniti d’America. Numeri e statistiche hanno dimostrato come il gigante cinese abbia raggiunto rapidamente il primato economico e come si appresti ad associare ad esso anche un primato politico.

Tre sono stati i Paesi al centro dell’attenzione cinese: Arabia Saudita, Egitto e Iran. Prima di approfondire le dinamiche di tali incontri è necessario accennare all’importanza che tale visita riveste per la Cina stessa. Innanzitutto essa riflette la preoccupazione di Pechino circa il grado di instabilità presente in Medio Oriente; in primis in merito alla situazione in Siria e alla lotta contro Daesh (ISIS), che ha visto il presidente da sostenitore del regime siriano a moderatore tra il regime e le controparti. A questo si aggiunge la difficoltà di garantire la sua politica di “non interferenza” nella regione, in un momento in cui mira ad allacciare nuovi partenariati economici. Una difficoltà dovuta soprattutto allo scoppio delle contese tra Iran e Arabia Saudita, due partner fondamentali per Pechino. Sembra che la Cina sia consapevole di poter mantenere rapporti economici a lungo termine con i suoi Paesi alleati attraverso un partenariato anche politico.

L’Arabia Saudita è stata dunque la prima tappa del viaggio del presidente cinese in Medio Oriente. Qui, quest’ultimo ha incontrato il re Salman bin Abdulaziz, accordandosi su un  tipo di partenariato strategico tra i due Paesi. I due hanno stipulato diversi accordi di cooperazione in vari campi, soprattutto in quello dell’energia, dal momento che Riyad è la prima fonte petrolifera per Pechino.

L’Egitto ha rappresentato la seconda tappa del viaggio del presidente cinese, dopo un’assenza di 12 anni. Qui Xi Jinping ha annunciato la sua collaborazione a grandi progetti infrastrutturali, tra cui lo sviluppo del corridoio del canale di Suez e la costruzione di una nuova capitale amministrativa. Nonostante i rapporti con l’Egitto non superino per importanza quelli con Iran e Arabia Saudita, l’evento è stato ampiamente pubblicizzato dai media locali, sottolineando l’ascesa egiziana nella regione.

Il viaggio si è concluso con la visita iraniana, dove il presidente cinese ha incontrato la guida suprema Ali Khamenei, il presidente Hassan Rohani e il capo del parlamento Ali Larijini. Durante la sua visita si è discusso della volontà da parte cinese di includere l’Iran come membro con pieni poteri nell’Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione, soprattutto in seguito alla revoca delle sanzioni economiche nel Paese a conclusione degli accordi nucleari. L’Iran si appresta a divenire il nuovo polo di attrazione economica a livello internazionale grazie al suo mercato e alle sue promettenti capacità di investimento, alla base degli interessi cinesi contro le imprese americane e intercontinentali.

Per concludere, la visita del presidente cinese in Medio Oriente ha preceduto due avvenimenti significativi: il primo, l’emanazione di una legge di cattura dei terroristi che permetta all’esercito cinese di prender parte alle operazioni militari al di fuori dei suoi confini; il secondo consiste nella costruzione della prima base militare cinese a Gibuti. I due obiettivi spingono la Cina verso l’adozione di una politica di associazione intenta a proteggere i propri interessi in Medio Oriente nel settore dell’economia, dell’energia, della lotta al terrorismo, della sicurezza, della cooperazione tecnica e nella nuova via della seta.

Il gigante cinese si accinge dunque a metter piede nella regione in campo politico, militare e di sicurezza, dopo aver rafforzato la sua presenza economica nel corso degli ultimi decenni attraverso scambi commerciali con tutti gli Stati dell’area, senza eccezioni.

Mustafa al-Libad è uno scrittore egiziano e direttore del Centro Orientale sugli studi regionali  e strategici con sede al Cairo.

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