La migrazione verso l’ Europa ha un ruolo da protagonista al Festival Internazionale del Cinema di Berlino che terminerà il prossimo 21 febbraio. La Berlinale ha deciso di esprimere il suo benvenuto alle migliaia di persone che in questo ultimo anno hanno raggiunto la Germania scappando da guerre, carestie e dittature.
“Una delle idee fondanti del festival è stato quello di contribuire a migliorare la comprensione delle nazioni e delle culture” ha dichiarato il direttore del Festival. La competizione “ha sempre avuto la reputazione di essere più politico rispetto ad altri festival. Molti film trattati parlano delle conseguenze della guerra o della sofferenza degli sfollati”. Queste parole acquistano ancora più risonanza nella società tedesca, dopo i fatti di Colonia e le varie mosse politiche della Cancelliera nei confronti dei profughi siriani che bussano alle porte della Germania.
Oltre a un attenzione particolare alla scelta dei film, altre iniziative mirano a creare momenti di incontro e di conoscenza durante le giornate del Festival: all’interno del programma street food della sezione Culinary Top, il famoso chef sardo Roberto Petza cucinerà a fianco di cuochi migranti provenienti da diverse nazionalità. I cibi verranno poi venduti da un camion ambulante.
Uno dei film selezionati per affrontare e raccontare il flusso migratorio che stiamo vivendo, è Fuocoammare del regista di origine italiana Gianfranco Rosi, ambientato nell’isola di Lampedusa, prima terra europea che molti migranti toccano nei loro estenuanti viaggi della speranza.
Con il film Meteor Street della regista Aline Fischer si racconta l’altra faccia della migrazione: l’integrazione sociale e culturale dei migranti, l’incapacità delle nazioni europee di accogliere e aiutare. Lo fa attraverso la storia di due giovani fratelli palestinesi migrati in una Germania, che non riesce ad essere all’altezza delle loro aspettative.
Non è solo con le storie di chi parte che il Festival di Berlino descrive il mondo arabo, e la sua turbolenta attualità. Dopo venti anni un film arabo è stato proiettato al festival come film in concorso. Hedi, del regista tunisino Mohamed Ben Attia è una storia d’amore e di libertà ambientata nella tunisia post-rivoluzione.
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