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La battaglia di Raqqa si farà senza la Turchia?

L’operazione per riprendere la capitale di Daesh in Siria ha avuto inizio

Di Caroline Hayek. L’Orient le Jour (07/11/2016). Traduzione e sintesi di Claudia Negrini.

Raqqa contemporaneamente a Mosul: è la scommessa su cui hanno puntato gli americani malgrado il caos del territorio siriano. Il lancio dell’operazione battezzato “Collera dell’Eufrate” è stato annunciato ieri dalle forze arabo-curde (Forze Democratiche Siriane). Washington, intanto, che dirige la coalizione internazionale anti-jihadista, ha confermato il suo impegno a voler iniziare le operazioni per “isolare” Raqqa, considerata la capitale politica e amministrativa di Daesh (ISIS) a partire dal 2013.

Come per la battaglia di Mosul, iniziata lo scorso 17 ottobre, la prima fase dell’offensiva condotta dalle Forze Democratiche Siriane si concentrerà sulla liberazione della provincia di Raqqa, per circondare la città. Diversamente da Mosul, invece, dove i peshmerga hanno collaborato con Baghdad e altre milizie durante la prima fase, le Forze Democratiche Siriane saranno le uniche a partecipare a questa operazione sul campo. Tutte le forze esterne sono state escluse a priori. È il caso dei russi, degli iraniani e soprattutto dei turchi, nonostante avessero chiaramente spiegato che la battaglia non si sarebbe fatta senza di loro e tanto meno con il loro nemico giurato, i curdi del Partito dell’Unione Democratica – ramo siriano del partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) – che Ankara considera un gruppo terrorista.

Gli americani sembrano, invece, aver deciso di sostenere i curdi, a scapito della Turchia, loro alleata alla NATO. Quest’ultima, era anche riuscita a sottrarre molte terre a Daesh, in particolare la città di Dabiq, con appoggio delle forze ribelli moderate. Scottata dalla vittoria dei curdi dopo la ripresa di Manbij, lo scorso agosto, che aveva minato le sue relazioni con Washington, e poi scartata per la battaglia di Mosul, Ankara accetterà di non avere un ruolo determinante da giocare nella battaglia più importante contro Daesh in Siria? A quanto pare, contro ogni aspettativa, i turchi non avrebbero fatto ancora sentire la loro voce.

Secondo Dlawer Ala’Aldeen, presidente del Middle East Research Institute (MERI) ed ex-ministro dell’Educazione e della Ricerca Scientifica del Kurdistan iracheno, numerosi fattori fanno comprendere questo strano silenzio. Primo fra tutti la mancanza assoluta di fiducia tra curdi e turchi, che impedisce ogni loro collaborazione. D’altro canto gli Stati Uniti vogliono attaccare Raqqa mentre la battaglia di Mosul avanza. L’emissario americano della coalizione internazionale anti-Daesh, Brett McGurk, ha dichiarato che gli Stati Uniti sono a “stretto contatto” con la Turchia, per coordinare l’offensiva su Raqqa.

Per ora, le Forze Democratiche Siriane condurranno l’offensiva per circondare Raqqa da sole. Potendo contare su 30.000 uomini e donne, queste unità hanno riportato una serie di vittorie su Daesh nell’ultimo anno. Il fatto che queste forze siano composte dalle Unità di Difesa del Popolo curde (YPG), ma anche da arabi, da turcomanni e dalla popolazione che viene mano a mano liberata, quasi costringe la Turchia ad accettare il fatto che si tratti di una questione unicamente siriana e che i curdi sono siriani.

Gli altri attori in campo sono rimasti in silenzio, nonostante l’annuncio del lancio delle operazioni. Né i russi, né gli iraniani e tanto meno il regime, infatti, vedono di buono occhio quest’alleanza arabo-curda, ma non possono permettersi di intervenire personalmente al momento.

Caroline Hayek è una giornalista che si occupa di affari internazionali per L’Orient le Jour.

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