Di Sandro Lutyens. Al Huffington Post Maghreb (02/10/2014). Traduzione e sintesi di Chiara Cartia.
Par prima cosa, la 55enne Kalthoum Kannou si definisce come “indipendente”, non si sente vicina a nessun partito e si classifica come membro della “famiglia dei democratici”, “quelle persone che credono nell’uguaglianza, nei diritti umanitari, in uno Stato laico e in una vera separazione dei poteri”.
Originaria dell’arcipelago tunisino di Kerkennah, ha sempre vissuto nel quartiere tunisino di Montfleury. Dopo il liceo, ha iniziato a studiare giurisprudenza, facoltà che non l’ha francamente mai convinta, lei che aveva il pallino del giornalismo. Ha continuato comunque i suoi studi ed è diventata, nel cuore della magistratura tunisina, una voce contro il regime, fino a emettere un mandato di cattura contro Moez Trabelsi, nipote acquisito di Ben Ali. Per allontanarla dalla capitale viene trasferita due volte, prima a Kairouan poi a Tozeur. Alle 22 del 13 gennaio 2011 sotto lo pseudonimo di Rabia Meskelllil scrive su Facebook: “Se il regime di Ben Ali rimane in piedi, verranno versati litri di sangue”.
Oggi risente ancora astio per i membri dell’ex regime e afferma che non lavorerà mai con loro, che non potrà collaborare con il partito Nidaa Tounes che ne ha federati molti. La legge li autorizza a presentarsi? “Sì, ma moralmente non avrebbero dovuto.” Fanno valere le loro competenze? “Sono competenti, sì: competenti nel frodare e nessuno ci assicura che non riprenderanno le stesse abitudini”, afferma la Kannou.
Il 13 luglio, dopo aver pensato che l’opzione di presentarsi come candidata per le legislative non le conviene, decide di farlo per le presidenziali: “Per i Tunisini e non per i partiti politici”, spiega la Kannou. Le viene spesso chiesto chi c’è dietro la sua candidatura e lei risponde: “Quando ho deciso, dietro di me c’era solo il mio cuscino!”.
Kannou è stata una delle prime a presentare la sua candidatura, all’inizio non è stato facile. Molte donne velate le hanno promesso di votare a suo favore, ma avevano paura che persone al potere potessero vendicarsi su di loro. Alla fine ha raccolto 18000 voti. La sua candidatura è un “messaggio” ed è anche l’occasione per osservare “i sentimenti dei tunisini rispetto a una candidata donna”, afferma la Kannou.
Lei non dubita del loro sostegno.
Sandro Lutyens è giornalista per Al Huffington Post Maghreb.