al-Jazeera (09/08/2019) Traduzione e sintesi di Katia Cerratti
Il governo indiano ha revocato lo Statuto speciale del Kashmir amministrato costituzionalmente dall’India. In quasi sette anni è stata l’azione politica di maggior portata in questa regione contesa.
Un decreto presidenziale emesso lunedì scorso, ha revocato dunque l’articolo 370 della Costituzione indiana che garantisce diritti speciali allo Stato a maggioranza musulmana, compreso il diritto a una propria Costituzione e l’autonomia a legiferare su tutte le questioni, ad eccezione della Difesa, delle Comunicazioni e degli Affari esteri.
In funzione di questa azione, l’India ha inviato migliaia di truppe supplementari nella regione contesa, imponendo un coprifuoco paralizzante, chiudendo le telecomunicazioni e Internet e arrestando i leader politici, accrescendo così le già gravi tensioni con il vicino Pakistan che ha affermato che ridimensionerà le relazioni diplomatiche con l’India.
Sia l’India che il Pakistan rivendicano totalmente il Kashmir ma lo governano in parte. I due paesi, entrambi possessori di nucleare, hanno combattuto due delle loro tre guerre sul territorio conteso. Le Nazioni Unite nel frattempo, li ha esortati alla moderazione.
Intanto oggi, il rigoroso coprifuoco in Kashmir, giunto già al suo quarto giorno, è stato alleggerito per le preghiere del venerdì, secondo quanto dichiarato dal capo della polizia Dilbagh Singh alla Associated Press:”Alla gente sarà permesso di visitare le moschee dell’area per le preghiere nella maggior parte della città di Srinagar“. Si tratta però di un alleggerimento temporaneo perché non è stato fornito alcun calendario.
Sul fronte della diplomazia, il ministro degli Esteri pakistano Shah Mahmood Qureshi, è in visita in Cina per fare pressione sull’India affinché annulli la decisione di revocare lo Statuto speciale nella regione contesa del Kashmir. Prima di partire per Pechino, Qureshi ha dichiarato che informerà “l’amico fidato” di Islamabad sulla situazione.
Il Pakistan afferma inoltre che sta prendendo in considerazione l’idea di rivolgersi alla Corte Internazionale di Giustizia per l’azione dell’India.
E mentre cresce la disperazione e la rabbia tra la gente, cala il silenzio sulle strade del Kashmir, quelle strade un tempo piene di vita, ora sono bloccate con bobine di filo spinato. Ogni strada è chiusa e la popolazione è stata costretta a rimanere in casa mentre migliaia di soldati indiani in tuta mimetica pattugliano la zona armati.