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Lo Stato Islamico in cinque domande

(Le Monde). Sintesi di Giusy Regina.

Una trentina di paesi sono riuniti a Parigi per decidere la strategia da mettere in atto contro lo Stato Islamico, due giorni dopo che il movimento jihadista sunnita ha diffuso il video dell’assassinio di un terzo ostaggio occidentale.

– Quali sono le origini dello Stato Islamico?

L’organizzazione trova le sue radici nell’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti nel 2003 e nella figura del giordano Abou Moussab Al-Zarqaoui, che nel 2004 si mette a capo della branca locale di al-Qaeda. Dopo la sua morte nel 2007, il movimento jihadista prende il nome di Stato Islamico in Iraq e nel 2010 arriva al suo vertice Abu Bakr al-Baghdadi. Nell’aprile 2013 si distaccano da al-Qaeda per unirsi con il Fronte al-Nusra, gruppo jihadista presente in Siria diventando l’ISIL. Ma al-Nusra rifiuta l’alleanza e i due gruppi iniziano una guerra fratricida.

– Qual è il suo obiettivo?

Come il nome stesso del gruppo jihadista suggerisce, l’obiettivo principale è di natura territoriale, ovvero creare uno stato con un capo politico e religioso unico: in altri termini un califfato. Anche se la sua presenza è attualmente limitata a zone dell’Iraq e della Siria, l’ISIS promette di “rompere le barriere” anche di Libano e Giordania e di liberare la Palestina.

– Quanti sono gli uomini affiliati all’ISIS?

È ovviamente molto complicato definire il numero preciso di uomini che fanno parte dello Stato Islamico, innanzitutto nel distinguere la differenza tra veri e propri affiliati e semplici simpatizzanti. Secondo alcuni esperti dei servizi segreti, citati dal New York Times, gli uomini effettivamente membri dell’ISIS sarebbero compresi tra 10mila e 17mila. Ma si tratta comunque di una stima. La CIA a tal proposito ne stima 31mila.

– Chi lo finanzia?

Lo Stato Islamico è spesso presentato come il gruppo terroristico più ricco del mondo. Rivendica infatti una fortuna di circa 2 miliardi di dollari, secondo un rapporto di The Guardian. All’inizio i principali finanziatori dell’ISIS sono stati i paesi del Golfo, almeno secondo le accuse delle autorità irachene. Oggi invece è per la maggior parte autofinanziato: denaro derivante dal pagamento di ostaggi, saccheggio di territori occupati, appropriamento di pozzi di petrolio ma soprattutto dal racket nelle zone che ha sotto controllo in Iraq.

– Come organizza la sua propaganda?

Il gruppo ha fatto della guerra delle immagini un asse portante della sua strategia di conquista. Dopo più di un anno infatti ha messo a punto una strategia di comunicazione con la sua presenza soprattutto su internet. E sempre secondo questa logica han diffuso i video degli ostaggi uccisi, che sono perfettamente in linea con sua macabra propaganda. In questo modo reclutano i sostenitori e spaventano i nemici. Lo Stato Islamico dispone anche di un’etichetta ufficiale, Al-Furqan Media Production, che si occupa della produzione dei video.

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