Beatrice Tauro (07-02-2025)
Pubblicato per i tipi delle Edizioni al-Hikma – Libreriaislamica.net, “Islam e sport in Italia. Il GMI
come caso studio” è l’esito finale di un lavoro di ricerca svolto come tesi di dottorato da Fabrizio
Ciocca, sociologo da anni impegnato nello studio delle comunità islamiche in Italia.
Il fenomeno sportivo, sia negli aspetti legati alla pratica quotidiana che in quelli agonistici, appare
come un terreno poco esplorato nell’ottica musulmana. Ciocca con questo lavoro accademico si è
posto l’obiettivo di indagare le opinioni e gli atteggiamenti di musulmani membri del GMI (Giovani
Musulmani d’Italia) nei confronti dello sport e della pratica sportiva.
Il lavoro si è basato su strumenti metodologici sia di tipo quantitativo, attraverso la
somministrazione di un questionario, sia di tipo qualitativo attraverso focus-group.
Dopo un approfondito excursus sulla presenza di musulmani in Italia, delineato sotto il profilo
storico, quantitativo e relazionale, il volume affronta nello specifico l’analisi sociologica del
fenomeno sportivo, mettendo innanzitutto a fuoco la visione islamica dello sport.
“In effetti lo sport contiene in sé una dimensione sociale e pubblica, che pone una serie di sfide e
problematiche ai giuristi islamisti (e quindi anche ai fedeli), che riguarda in primo luogo il concetto
stesso di sport e cosa si debba intendere con questo termine”.
Durante gli ultimi decenni, diverse autorità religiose hanno provato a tracciare principi e regole a
cui ogni musulmano dovrebbe attenersi nell’approcciare una qualsiasi attività sportiva. Si può
quindi parlare di una “visione islamica” dello sport. Diversi sono i passaggi del Corano nel quale si
fa esplicito riferimento alla forma fisica, alla cura del corpo, così come diversi hadith attestano la
legittimità dello sport inteso come attività ricreativa e fisica. Nel lavoro inoltre si sottolinea come
nei paesi islamici, anche laddove si instaurino dei governi fortemente ispirati alla religione
musulmana, di fatto lo sport non ha mai subito delle limitazioni, ma anzi lo si fa rientrare nell’alveo
di attività ispirate da leggi e valori islamici halal (leciti).
Dopo aver scandagliato gli aspetti legati ai musulmani e lo sport in Europa e in contesti extra
europei, il volume entra nel vivo, con una dettagliata illustrazione della metodologia utilizzata per
condurre l’indagine conoscitiva. Sono state individuate aree problematiche e ipotesi guida e
calcolato indici quali quello di religiosità, quello di motivazione individuale e quello di limitazione,
necessari per verificare se vi è relazione fra il livello di religiosità di un soggetto e la motivazione
alla pratica sportiva dello stesso, e la relazione fra la motivazione e le limitazioni imposte dalla
religione.
Sotto l’aspetto qualitativo la ricerca si è avvalsa di focus-group svolti nell’autunno 2020 che hanno
visto coinvolti 40 giovani musulmani appartenenti all’associazione GMI – Giovani Musulmani
d’Italia. I temi principali dei singoli focus-group sono stati affrontati attraverso domande relative
alla possibilità per i giovani musulmani di praticare sport e rispettare i precetti islamici, se sono
necessarie delle modifiche ai centri sportivi (es. palestre) per renderli più accessibili a sportivi di
fede islamica e infine quale è la percezione dello sport dei familiari.
Nelle conclusioni Ciocca spiega che dai risultati emersi dalla ricerca “per i giovani musulmani del
GMI lo sport e la pratica sportiva hanno un valore molto positivo, sia in termini psico-fisici sia per
favorire i processi di inclusione delle minoranze. Quindi, per questi ragazzi, professare la religione
islamica non è un ostacolo rispetto alla percezione che gli stessi hanno dello sport, ritenuto anzi
dalla maggioranza del campione elemento da coltivare nella propria vita quotidiana”.
Questione cruciale rimane quella dell’esposizione del corpo dell’atleta. Scrive l’autore “emerge
come la maggior parte dei partecipanti, rispetto a questa problematica – il dover esporre il proprio
corpo in un contesto condiviso con altre persone – tenda a cercare una forma di compromesso,
ossia una possibile opzione/soluzione che consenta agli stessi di conformarsi alla propria religione,
senza per questo dover abbandonare la pratica sportiva”.
In sintesi, la pratica sportiva come mezzo di integrazione e inclusione, con l’attenzione dovuta al
rispetto dei precetti religiosi ispirata al buon senso e al rispetto reciproco.
Il lavoro di Fabrizio Ciocca, nella sua tematica originale e poco affrontata, ci permette ancora una
volta di soffermarci a riflettere sulla società italiana, ormai profondamente cambiata e nella quale le
barriere fra “noi” e “loro” sono giocoforza destinate a cadere. A cominciare dai giovani.