Di Hala Abu Hamdan. As-Safir (22/02/2014). Traduzione e sintesi di Teresa Uomo.
Le rivoluzioni della cosiddetta primavera araba hanno visto l’affermarsi dei movimenti dell’islam politico che sono riusciti ad arrivare al governo, aprendo le porte ad un intenso dibattito, soprattutto sulla scia del loro fallimento in Egitto e delle discussioni sulla costituzione tunisina. Gli islamisti sono stati attaccati con forza e accusati di tentare di islamizzare lo Stato, facendo della shar’ia una delle fonti o la principale fonte di diritto e andando, in questo modo, contro i principi della democrazia rivendicati dalle rivoluzioni.
Una domanda sorge spontanea: la laicità è una condizione necessaria per la democrazia? Spesso i due concetti vengono confusi. Il filosofo e pedagogista statunitense John Dewey basa il concetto di democrazia sull’idea di partecipazione: la partecipazione del popolo al governo, a cui bisogna dare la libertà di scegliere i propri politici e il modo in cui essere governati. Indubbiamente, vietare al popolo di scegliere l’islam o qualsiasi altra cosa come sistema è contrario ai principi della democrazia. Un sistema è democratico, qualsiasi siano i principi su cui è formulata la sua costituzione, se riflette l’opinione della maggioranza, non impedisce la formazione di un’opposizione con libertà di espressione e arriva al governo con elezioni democratiche.
La creazione di uno Stato islamico costituisce una violazione della democrazia in tre casi: in primo luogo, quando non ha l’approvazione della maggioranza del popolo; in secondo luogo, quando il potere è nelle mani di una sola classe e il resto del popolo ne è escluso; il terzo caso è quello in cui lo Stato islamico non accetta l’esistenza di un’opposizione, i cittadini hanno diritti differenti in base alla loro appartenenza religiosa e non vengono loro riconosciute le libertà di credo e di espressione.
Al contrario, secondo il dottor Adel Daher lo Stato islamico è necessariamente uno Stato totalitario. Egli infatti sottolinea come l’ideologia religiosa sia, per i credenti, assoluta in due sensi: da un lato, assoluta nel senso che comprende le verità assolute, valide in ogni tempo e luogo; dall’altro, è assoluta nel senso che “le verità che contiene sono il fondamento ultimo da cui provengono tutte le altre verità”. Questo concetto, però, è vero per quanto riguarda la fede, ma non include le questioni politiche o sociali.
La democrazia mette radici attraverso un processo di trasformazione graduale. Anche la democrazia occidentale non ha avuto origine in una sola volta, ma si è evoluta con lo sviluppo delle comunità e si è cristallizzata con le rivoluzioni democratiche che hanno avuto luogo nei secoli XVII e XVIII. I concetti si differenziano da un Paese all’altro, richiedono operazioni diverse ed è necessario elaborare dei meccanismi che possano adattarsi alle molteplici situazioni dei diversi Paesi.