72 mila sfollati e rifugiati nel campo di al-Hol, il 90% dei quali donne e bambini.
Di Maha Akeel. Asharq al-Awsat (09/12/2019). Traduzione e sintesi di Chiara Russo.
Nel campo di al-Hol, nel nord-est della Siria, diventato un rifugio sicuro per coloro che fuggono dalle aree precedentemente appartenenti all’ISIS in Siria e Iraq, ci sono attualmente circa 72 mila sfollati e rifugiati, il 90% dei quali è costituito da donne e bambini, secondo i responsabili del campo. Tra i presenti, la maggioranza è rappresentata da iracheni: se ne contano 30.875, per un totale di 8.746 famiglie, mentre i siriani arrivano a 30.593, pari a 8.983 famiglie.
Una sezione speciale del campo è stata dedicata alle donne straniere e ai loro bambini, provenienti da paesi occidentali e arabi, e conta più di 10 mila persone, tra cui 3.177 minori. La sezione è soggetta a severi controlli di sicurezza, in quanto alle donne non è consentito uscire ed entrare senza l’autorizzazione scritta dell’amministrazione del campo e senza l’accompagnamento dei membri della sicurezza interna. La Russia è la nazione straniera più rappresentata, seguita dai paesi dell’Asia centrale, dell’Europa, dell’America e dell’Australia, mentre per quanto riguarda i paesi arabi, il Marocco è in cima alla lista, seguito dall’Egitto, dalla Tunisia, dall’Algeria e via dicendo.
È strano notare come le donne provenienti da paesi stranieri siano in numero maggiore rispetto a quelle di origine araba; ciò può anche riflettere la percentuale di paesi da cui provengono i foreign fighters che si uniscono ai ranghi dell’ISIS. Le ragioni che portano le donne straniere e quelle arabe ad affiliarsi sono simili e tra queste vi sono la fede per l’ideologia, la povertà e la sottomissione al volere del marito. Tuttavia, restano ancora delle domande aperte circa l’influenza esercitata su queste donne dalla propaganda dell’ISIS, che non appartiene al loro ambiente sociale – laico e non islamico – nonché sul modo in cui sono riuscite a raggiungere la Siria dai loro paesi remoti.
Al momento, la situazione delle donne e dei loro bambini nel campo di al-Hol è disastrosa. I presenti hanno un disperato bisogno di assistenza e riabilitazione, poiché la maggior parte di loro ha vissuto atrocità e assistito a guerre, terribili scene di morte e sofferenza fisica e psicologica.
Il contatto con le donne dell’ISIS è diverso da quello con gli uomini. Sebbene alcune di loro abbiano imbracciato le armi e fossero membri attivi dell’organizzazione terroristica, resta il fatto che la maggior parte è vittima delle condizioni familiari e della guerra.
Funzionari dell’intelligence statunitense affermano che il campo è diventato un nuovo obiettivo per l’ideologia dell’ISIS, in quanto ritenuto terreno fertile per l’incubazione di nuovi terroristi. Un recente rapporto delle Nazioni Unite è giunto alla stessa conclusione, sottolineando che le persone che vivono lì “possono rappresentare una minaccia, se non trattate in modo appropriato”.
È necessario non sottovalutare la minaccia rappresentata del terrorismo femminile e trattare il problema alla radice valutandone le conseguenze, specialmente per i bambini, perché finché l’ambiente che ha prodotto questa ideologia perdura, continueranno ad emergere nuovi casi.
Maha Akeel è la direttrice dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica e si occupa di diritti umani e parità di genere nel mondo arabo.
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