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Iraq, lettera aperta agli islamisti al governo

Gli islamisti saliti al potere in Iraq dopo la caduta di Saddam sono accusati da anni di corruzione e di incapacità nell’amministrazione del Paese. Il giornalista Fawaz Abd al-Rahim si rivolge a loro per cercare di mostrargli i veri problemi del Paese e metterli di fronte alle loro mancanze

di Fawaz Abd al-Rahim, Al-Mada (16/02/2021). Traduzione e sintesi di Pietro Menghini

Quando cadde il regime del Ba’ath nel 2003 ero contentissimo. Non pensavo alle implicazioni dell’occupazione per il mio Paese, guardavo solo alla caduta del regime di criminali che aveva umiliato il mio popolo, e alle opportunità di miglioramento. Questo era quello che avevo sognato per decenni, poter tornare in un Paese pacificato, essere ben accolto per aver rifiutato di collaborare con il regime e poter contribuire con le mie capacità alla ricostruzione del Paese.

Come sappiamo, non è andata così. I partiti islamici hanno raccolto i resti del Ba’ath: per diventare la base del nuovo regime, escludendo dal processo di ricostruzione il resto degli iracheni. Questi partiti hanno così portato avanti l’eredità politica dell’Iraq, ovvero quella di una politica fatta di opportunismi e senza nessuno spazio per le sincere preoccupazioni degli iracheni per il loro Paese. Da cinquant’anni a questa parte gli opportunisti sono i veri vincitori degli scontri politici in Iraq.

Tutti si ricordano di lui, la persona che non voglio nemmeno nominare. Lui che appariva in televisione in divisa militare e ci incitava a combattere per il popolo palestinese, ma poi non perdeva occasione per minacciarci. Lui non era che l’espressione individuale di una larga corrente di opportunisti, la sua faccia compariva in tv più delle altre, ma non era certo solo. Il Ba’ath ci ha minacciato così tanto che non ci ricordiamo più la differenza tra un impiegato, che deve far carriera e cercare opportunità, e un cittadino, che si preoccupa sinceramente per il suo Paese. Per fortuna sono arrivati gli islamisti a riportarci sulla retta via, mostrandoci il vero significato del patriottismo. Voi, gli islamisti, sapete bene che cosa vuol dire amare la patria, avete sopportato la repressione del Ba’ath per questo.

Ma quello è un capitolo che dobbiamo chiudere, la vostra resistenza contro Saddam non può essere più il vostro lasciapassare per tutti i tipi di corruzione e di errori. Se poi pensate che al giorno d’oggi la religione sia in pericolo più dell’Iraq, allora sappiate anche che la fede non è minacciata dagli infedeli, ma dalla vostra corruzione, in cui voi perseverate, credendovi giustificati. Non so come facciate a dormire la notte con le preoccupazioni che dovreste avere per il governo del Paese. Ma voi invece vi preoccupate dell’aumento dell’ateismo o del pericolo della laicità dello stato. Non guardate alle esplosioni di rabbia del popolo iracheno, le ignorate.

In tempi pacifici queste esplosioni sono solo manifestazioni o proteste, ma è dai sentimenti inascoltati di impotenza, disperazione e rabbia nei momenti di crisi che nascono le grandi rivoluzioni. E queste nuove domande degli iracheni disperati e le nuove repressioni creeranno una nuova resistenza, che farà cadere la foglia di fico della vostra vecchia resistenza al Ba’ath, che ormai nasconde solo i vostri fallimenti. Questi ultimi, per di più, sono stati confessati più volte dai vostri leader, al-Maliki, al-Amiri e al-Hakim, senza che le confessioni fossero seguite da proposte di cambiamento, miglioramenti o prese di responsabilità.

Io vi dico tutto questo perché penso che voi non vi rendiate conto della gravità della situazione. Vi scrivo nella speranza che possiate tornare a capire il Paese che volete governare. Perché per adesso vivete in un esilio dalla realtà, in cui le vostre preoccupazioni sono l’aumento dell’ateismo tra i giovani e non riuscite ad ascoltare le grida di rabbia, impotenza e disperazione del popolo iracheno. Questo vostro esilio porta allo scontro con chi, invece, è a contatto con la realtà del Paese.

Per tutte queste ragioni sostengo che voi siate l’espressione degli opportunisti di turno al governo dell’Iraq, che hanno reso facile il compito agli statunitensi, continuando a scavare l’abisso che separa il popolo e i governanti. Riuscirete a riempire questo abisso, a tornare dall’esilio, a capire chi sono le vere vittime della situazione del Paese e a capirne i veri problemi?

Fawaz Abd al-Rahim è un giornalista iracheno che scrive per al-Mada.

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