Di Fareed Zakaria. The Daily Star Lebanon (19/08/2014). Traduzione e sintesi di Omar Bonetti.
Durante un’intervista rilasciata a The Atlantic, Hillary Clinton ha dato prova di aver interiorizzato una nuova saggezza “made in USA”. La democratica, infatti, ha dichiarato che la presenza di forze moderate avrebbe potuto fermare l’avanzata dell’ISIS. Tuttavia, il Medio Oriente, per decenni, è stato intrappolato da regimi dittatoriali repressivi e da movimenti di opposizione reazionaria che non hanno permesso lo sviluppo delle voci moderate.
A dover di cronaca, l’ISIS è stato fondato in Iraq, uscendo, poi, dai confini nazionali. Negli ultimi dieci anni, però, gli Stati Uniti, impegnandosi a dare sostegno ai moderati iracheni, hanno favorito la nascita di un governo a maggioranza sciita, che col passare del tempo si è dimostrato più autoritario e settario del previsto. I movimenti sunniti di opposizione e anche quelli jihadisti (come appunto l’ISIS) hanno trovato un terreno fertile, guadagnandosi molti consensi.
Lo stesso è accaduto in Egitto, dove la Fratellanza non ha adottato politiche inclusive, lasciando il posto al vecchio regime che ha bandito, nuovamente, i FM e le altre forze d’opposizione. In Bahrein è in corso una simile dinamica, con l’appoggio dell’Arabia Saudita al vecchio ordine. Secondo Said Yousif al-Muhafda, il direttore del Centro del Bahrein per i Diritti Umani, tutta questa violenza riflette una certa cultura politica dell’impunità, da cui ne nasce una nuova, quella della vendetta.
In Siria, invece, Assad ha tagliato le gambe immediatamente all’opposizione. In simili circostanze, i gruppi che avrebbero potuto assumere il potere sono quelli che hanno iniziato a combattere con ferocia e zelo. Infatti, basta considerare che Hadi al-Bahra, il leader delle forze d’opposizione sostenuto dall’Occidente, ha lasciato il suo paese nel 1983.
In definitiva, Secondo Abdullah Gül, l’ormai ex presidente turco, la lotta settaria che sta colpendo il mondo arabo sta portando l’islam ai suoi secoli bui, mentre, tornando agli Stati Uniti, asserire che le forze moderate possano vincere non è fare politica estera, ma implica scenari ingenui e pericolosi.