Dar Al-Hayat (20/07/2012). Traduzione di Angela Ilaria Antoniello.
Il governo sudanese si sta adoperando per comprare oro in valuta locale e rivenderlo per procurarsi i dollari necessari a pagare le importazioni di alimenti e altri beni essenziali. Di fatto, l’espansione delle miniere d’oro, attraverso la concessione di contratti di esplorazione ad oltre 600 imprese, e l’incremento della produzione del metallo prezioso rientrano nella strategia messa in atto dal Sudan per mantenere a galla l’economia.
Gran parte di questa produzione attualmente è nelle mani di piccoli minatori che, allettati dall’elevato prezzo dell’oro, si spingono negli angoli più remoti del Paese pur di trovarlo. L’oro dei cercatori viene poi acquistato dalla Banca Centrale che, in questo modo, evita che il metallo venga contrabbandato all’estero.
Mohamed Adam, agente di vendita, afferma che la Banca Centrale compra l’oro a un prezzo leggermente inferiore rispetto al prezzo mondiale, mentre secondo un alto funzionario di un’organizzazione internazionale avviene l’esatto contrario, e cioè gli agenti addetti a questo mercato comprano l’oro ad un prezzo più alto al fine di impedirne la vendita su altri mercati, come quello di Dubai.
Un ulteriore problema è che le imprese che vogliono investire nel settore dell’oro sudanese si trovano a pagare delle royalty più alte di quelle di altri paesi africani, come ad esempio il Ghana e l’Eritrea che hanno leggi più favorevoli per gli investitori. Inoltre, bisogna sottolineare che gli strati superiori delle miniere sono ormai in via di esaurimento, quindi cercatori e imprese hanno bisogno di perforare più in profondità e per fare ciò occorre investire in nuova tecnologia.